Rose, rose

Rose, Rose è una poesia di Matthew Arnold, ma è anche il titolo dell’ultimo libro di Bill James, uno dei migliori giallisti britannici. Lo scrittore gallese apre il romanzo con un colpo di scena perché a morire è Megan, la moglie del soprintendente Harpur, finora protagonista della serie. Una mattina come tante la donna prende il treno per recarsi a Londra, dove ogni settimana va nella City, ufficialmente per delle gite culturali, ma da quella piccola vacanza non tornerà più nel suo piccolo paesino della costa inglese. Nel parcheggio della stazione viene colpita a morte da tre coltellate, date con precisione e freddezza, date per uccidere. Quel giorno sarebbe dovuta tornare a casa per lasciare il marito, abbandonare per sempre le sue sicurezze sociali per vivere l’amore con Tambo, un funzionario di Scotland Yard. Il marito però non lo viene a sapere, fino a quando non si mette sulle tracce dell’assassino e scopre una storia ben diversa da quella che si immaginava. Il ritratto della moglie, che gli viene offerto dalle indagini, è completamente oscuro e distinto a quello che lui aveva in quegli anni di matrimonio. La traccia per trovare l’assassino si nasconde proprio in quel treno che abitualmente Megan prendeva e la chiave dell’omicidio sta forse nello sguardo attonito di chi era seduto davanti a lei quella mattina. E’ la voce della donna a raccontarci piano piano quella giornata, cosa accadde veramente e perché il suo omicidio non fu casuale, ma strettamente legato alla vita del marito e a quella vita politica fatta di sotterfugi e accordi sottobanco. L’omicidio però scombinerà persino quel mondo destinato a rimanere immobile, fatto di poteri occulti, che però Megan, suo malgrado e solo dopo la sua morte, riuscirà a scardinare. In Rose, rose tutto è sfocato e illeggibile, proprio come la politica e il mondo della legge, dove nulla accade per caso. Bill James ancora una volta riesce a raccontarci con sagacia il mondo inglese, e lo fa con una pista poliziesca che lascia il lettore senza fiato.