Roma senza papa. Cronache romane di fine secolo ventesimo

In una Roma di fine secondo millennio si aggira un prete elvetico in attesa di essere ricevuto da Sua Santità, Giovanni XXIV. Una città pigra e polverosa attraversata dal fermento di una chiesa moderna fino all'assurdo: preti sposati, allucinogeni, omosessualità, ecumenismo che sfocia nel sincretismo, psicanalisi e ateismo. Ciò che più colpisce, comunque, di questo splendido libro (trovo perfetta la definizione che Nascimbeni, nel 1974, ne fece sul "Corriere della Sera"... E se ne resta attoniti, come davanti a un frutto raro e inimmaginabile) , è proprio il modo in cui Morselli sceglie di tratteggiare il pontefice (e tutto il libro è preparazione ad un incontro apparentemente deludente, ma in realtà pregno di significato) : è un papa più uomo e meno santo, quello che ci troviamo davanti; una figura oscura, che rifugge il clamore (esponendosi, incidentalmente, alle speculazioni di una stampa implacabile) , rifiutandosi di viaggiare o di tenere discorsi in pubblico, un uomo che sceglie di eclissarsi non per un qualche senso di inadeguatezza nei confronti della propria carica, bensì per trasmettere ai fedeli (sin troppo attenti ad un'esteriorità inutile) ed al mondo un messaggio di rottura con il passato.