Riso amaro

Riso amaro di Giuseppe De Santis è un cult movie, un film di culto per tutti, perché è film nel quale convivono un carattere di classicità e uno di attualità, un film-simbolo a sua volta pieno di simboli. Un film che – è noto – si colloca a un crocevia della storia politico-sociale e di quella artistico-culturale del Novecento italiano. "Ci sono molti modi per celebrare un capolavoro. E la pubblicazione di un libro è uno di questi, probabilmente il più efficace per riflettere con la dovuta scrupolosità sulle dinamiche che hanno consentito al frutto di un'espressione artistica – in questo caso un film – ad assurgere a vera e propria incarnazione di un'epoca e di un periodo della storia del cinema, non solo del nostro Paese. Cosa rimane, dopo sessant'anni – tanti ne sono trascorsi dalla sua prima apparizione, nel settembre del 1949 sugli schermi del Festival di Cannes – di Riso amaro? Quali gli elementi (artistici, storici, politici o addirittura leggendari) perduranti della sua fama, che non accenna a diminuire con il trascorrere del tempo, ma si arricchisce anche in ragione delle continue riflessioni intellettuali che esso suscita?" (Marco Grossi, Associazione Giuseppe De Santis) "Ecco, probabilmente avrei potuto scegliere per Riso amaro una storia più intellettualistica o più raffinata, mentre con gli sceneggiatori abbiamo optato per una vicenda che fu accusata di essere un fumetto; ma era proprio questa la cultura delle mondariso. Quello era il mondo che volevamo dipingere! Non dovevamo esserne staccati, poiché la cultura del proletariato agricolo era quella dei fotoromanzi e del boogie-woogie" (Giuseppe De Santis, regista)