Quel che resta del giorno
- Editore:
Einaudi
- Collana:
- Einaudi tascabili. Scrittori
- Traduttore:
- Saracino M. A.
- Data di Pubblicazione:
- 17 maggio 2005
- EAN:
9788806173418
- ISBN:
8806173413
- Pagine:
- 296
Trama Quel che resta del giorno
Oxforshire, Inghilterra. Estate 1956. Figlio di maggiordomo, e maggiordomo egli stesso, l'anziano Stevens ha trascorso gran parte della sua vita in una antica dimora inglese di proprietà di Lord Darlington, gentiluomo che egli ha servito con devozione per trent'anni. Con altrettanta fedeltà egli si accinge ora a entrare al servizio del nuovo proprietario di quella dimora, l'americano Mr. Farraday, desideroso di acquisire, assieme ed attraverso la casa, anche quanto di antico, per storie e tradizione, a essa si accompagni. Ed è su invito del nuovo padrone che Stevens intraprende, per la prima volta nella sua vita, un viaggio in automobile nella circostante campagna inglese. Questo viaggio si risolverà in un inquietante viaggio dentro se stessi.
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Recensioni degli utenti
Elegante, malinconico e impegnativo -24 febbraio 2017
Dopo aver letto "Non lasciarmi" ho deciso di prendere in mano un altro libro di Ishiguro, dato che ho amato il suo stile delicato, pacato e profondo. Questo romanzo è un po' impegnativo perché non è avvincente e non ti tiene con il fiato sospeso: non ci sono scene movimentate, tutto è molto calmo, lento e pacato, tutto riflette il modo di vivere del protagonista e la sua visione del mondo. Serve quindi molta concentrazione e tranquillità per leggerlo. La trama non è poi così ricca di avvenimenti ma è d'altro canto ricchissima di emozione e di sentimento, di parole non dette ma solo intuite, di valori ormai appartenenti al passato. Tutto ha una patina di nostalgia, di rimpianto, anche le descrizioni (bellissime) dei paesaggi inglesi sono vagamente malinconiche. Nel complesso è un libro profondo, fuori dal comune e scritto con una grande eleganza.
Storia bella e crudele-27 aprile 2012
Un romanzo raffinato, delicato, che insegna moltissimo. Ci si lascia trasportare dalle sue pagine debordanti, dallo stile che traspare dal racconto, dall'insieme di sentimenti e sensazioni che vengono riflessi nell'animo di chi ha la fortuna di scorgerne la trama. Una straordinaria lezione di vita. Un'esortazione a non lasciarsi mai trasportare dall'ovvietà del tempo. Una forte espressione dello spirito che ti scuote e ti persuade ad apprezzare quel che ancora resta del giorno.
Del vivere e dell'esistere-1 settembre 2011
Il 4 è un voto di media: media data da diverse letture del romanzo e da quel che mi ha lasciato una volta girata l'ultima pagina. Ma anche una media scevra da qualsivoglia paragone con lo splendido film, voglio chiarirlo. Ishiguro è un signore nato dalle macerie di quella che fu la Nagasaki post atomica. E prima ancora di essere uno scrittore, è un giapponese. E il suo stile ne risente, i suoi stessi personaggi ne risentono! Eppure è questo che fa' grande il suo breve romanzo: la lentezza, il rigore, la quotidianità... E' una storia che, prima di essere capita, va' vissuta. E letta e riletta e ancora letta. Consigliato.
Quel che resta del giorno-5 luglio 2011
Memore del meraviglioso ricordo lasciatomi dal film ho comprato il libro di ishiguro. Il monologo dell'irreprensibile maggiordomo Stevens è veramente noioso. Vive in un mondo di ossequi e sottomissione, arrivando a trascurare lo stesso padre in fin di vita pur di non dispiacere al suo padrone. Una vita intera senza viverla, vivendo degli splendori del suo padrone, senza vederlo per quello che è, scusandolo oltre ogni limite. Pagine e pagine su un unico argomento e cioè cosa rende un maggiordomo un buon maggiordomo, quando invece fuori dal palazzo c'è la guerra, l'antisemitismo, l'olocausto. Un personaggio che non mostra umanità, compassione o amore e interesse per alcun che ( nel romanzo non rende neanche la parte in cui la governante lo scopre a leggere romanzi d'amore) .
Molto meglio il film-1 luglio 2011
Ho visto il film da esso tratto e l'ho rivisto in seguito con affetto. Ma il libro mi ha deluso molto. Non c'è niente in esso che ricordi l'ottima interpretazione di Anthony Hopkins. Il monologo dell'irreprensibile maggiordomo Stevens è veramente noioso. Vive in un mondo di ossequi e sottomissione, arrivando a trascurare lo stesso padre in fin di vita pur di non dispiacere al suo padrone. Una vita intera senza viverla, vivendo degli splendori del suo padrone, senza vederlo per quello che è, scusandolo oltre ogni limite. Pagine e pagine su un unico argomento e cioè cosa rende un maggiordomo un buon maggiordomo, quando invece fuori dal palazzo c'è la guerra, l'antisemitismo, l'olocausto. Un personaggio che non mostra umanità, compassione o amore e interesse per alcun che ( nel romanzo non rende neanche la parte in cui la governante lo scopre a leggere romanzi d'amore).
Quel che resta del giorno-8 novembre 2010
Non è tristissimo questo romanzo, se ci si pensa dopo un po' di tempo? Un uomo che non si concede un attimo di felicità, perchè trascorre la sua vita legato ad un assurdo senso del dovere...