Di là da quel cancello. I vivi e i morti nel lager di Dachau di Giovanni Melodia edito da Ugo Mursia Editore
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Di là da quel cancello. I vivi e i morti nel lager di Dachau

Data di Pubblicazione:
30 gennaio 2015
EAN:

9788842555469

ISBN:

8842555460

Pagine:
340
Formato:
brossura
Argomenti:
Seconda Guerra Mondiale, Storia d'Europa
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Descrizione Di là da quel cancello. I vivi e i morti nel lager di Dachau

Nell'ottobre del 1943 Giovanni Melodia, oppositore antifascista incarcerato dal regime, viene deportato a Dachau. È un K.Z., campo di concentramento dove vengono internati detenuti politici, comuni, ex militari prigionieri di guerra, il cui destino è essere schiavi di Hitler, pedine sacrificabili dell'immensa macchina nazista. L'autore racconta, con una lucidità drammatica, la sua esperienza nel lager, la distruzione della personalità, l'organizzazione sottile, capillare della trasformazione dell'uomo in cosa, la tragedia dell'essere umano che, spogliato della sua dignità, in perenne bilico tra vita e morte, perde la sua umanità e si trasforma da vittima in carnefice. A Dachau, una babele di nazionalità, gli italiani erano ultimi tra gli ultimi, schiacciati tra la macchina nazista e la violenza dei compagni di prigionia appartenenti a nazioni in guerra con l'Italia fascista. Il loro mondo oscuro è raccontato giorno per giorno con una scrittura asciutta, precisa, essenziale. È un racconto corale in cui emergono le voci disperate dei deportati, le urla dei Kapo, il sibilo della frusta, l'odore della fame, del freddo e della morte. Ma anche lampi di luce: il giovane Ivan, il violino di Schinoch, la storia di don Michele, le attività segrete di resistenza e sabotaggio.

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Di la' da quel cancello.Di c. monica-27 giugno 2011

Nudi rapati affamati assetati, la pelle ferita e piagata, e ricorperti di stracci macilenti e sporchi, si va stipati nelle baracche putride e puzzolenti per un brevissimo sonno. Il freddo la neve la pioggia penetra nelle ossa, si ha la febbre, i piedi piagati da zoccoli di legno ghiacciato e si va al massacrante lavoro. Nessuna pausa e poca brodaglia immangiabile che non nutre bensi' si accanisce su quei corpi gia' stremati procurando sempre nuove incurabili malattie. Poi la conta per ore ed ore, nessuno schiavo deve mancare all'appello, e si muore per il freddo la fame gli stenti. I corpi scheletrici si deformano sotto le cinghiate e bastonate, le loro carni vengono dilaniate dai cani appositamente addestrati, si arrendono inesorabilmente alle malattie e si va alle selezioni per i forni crematori. Si muore per un nonnulla ma per un nonnulla si puo' ancora sopravvivere. Si puo' resistere e si resiste ancora, quando, l'unica cosa che il nazismo non puo' togliere al prigioniero, e' la sua volonta' di non arrendersi al Lager. Voglio vivere, voglio raccontare.