Quegli occhi che urlavano

Una bomba che ti esplode in piena pancia. Ho letto vari racconti sul fine vita e nessuno, come questo, riesce a comunicare quel senso di prigionia nel quale un uomo (Giovanni Nuvoli) è costretto a rimanere in vita per anni. Nell'assoluta impossibilità di dialogare, sequestrato nel proprio corpo dalla SLA e privato da medici, infermieri e politici ipocriti perfino della dignità dei concetti che con gli occhi esprime, il protagonista si guadagna la stima e l'ammirazione di chi si accosta ad una storia così terribilmente vera, insieme ad una moglie incredibilmente forte, umana e amorevole. Da leggere, anzi da far leggere tra i banchi di un Parlamento sempre più lontano dal vissuto degli uomini e insopportabilmente alle prese con la stesura di una legge he non serve a nulla, se non a prolungare l'agonia di chi non ce la fa più.