Quando c'era Paolo Valenti di Andrea Pelliccia edito da Absolutely Free

Quando c'era Paolo Valenti

Collana:
Sport.doc
Data di Pubblicazione:
1 gennaio 2013
EAN:

9788897057963

ISBN:

8897057969

Pagine:
250
Argomento:
Racconti
Disponibile anche in E-Book
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Trama Quando c'era Paolo Valenti

Il tema comune, il filo conduttore dei racconti di Andrea Pelliccia è il calcio, quello degli Anni Ottanta: il decennio più intenso del calcio italiano, nel bene e nel male. Lo scandalo del calcio-scommesse, gli Europei in Italia, la vittoria dei Mondiali in Spagna, la tragedia dell'Heysel. E poi: la Roma di Conti e Di Bartolomei, la Juventus di Platini, il Napoli di Maradona, il Milan di Gullit e Van Basten, l'Inter dei record di Trapattoni, la Fiorentina di Baggio. Andrea Pelliccia racconta tutto questo con l'esperienza di chi riesce a unire narrativa e sport, fantasia e realtà, ricordi personali e storie inventate.

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3 di 5 su 3 recensioni

SorprendenteDi M. Giovanni-18 novembre 2013

Se siete alla ricerca di un libro (l'ennesimo...) che ricorda i meravigliosi anni '80 del calcio italiano con aneddoti, storie e biografie di campioni, questo libro non fa per voi. L'autore infatti ha deciso di adottare una chiave di lettura del tutto nuova di quegli anni. Non un saggio ma narrativa: il calcio (e non solo) di quegli anni fa da cornice a racconti toccanti, intensi. Quattro racconti lunghi intervallati da quattro brevi autobiografici. I protagonisti sono personaggi inventati che vivono il calcio di quegli anni: lo scandalo del totonero, la vittoria dei Mondiali di Spagna '82, la triste sera dell'Heysel, il Napoli di Maradona. Tutto questo e molto altro. Un libro di narrativa, tra i migliori ambientati nel mondo del calcio.

Intenso, originale, coinvolgenteDi S. Antonio-5 novembre 2013

Un libro originale, una chiave di lettura nuova per raccontare il calcio degli Anni Ottanta, quello che – come sottolinea giustamente l'autore – è stato il decennio più intenso del calcio italiano. Storie inventate, ambientate in alcuni dei momenti più importanti di quegli anni: dal più bello (la vittoria dei Mondiali di Spagna nel 1982) al più brutto (la tragedia dell'Heysel). A mio avviso proprio il racconto dell'Heysel ("Sotto un cielo rosso sangue") rappresenta il momento più alto del libro: l'autore prende come spunto una delle canzoni simbolo di quegli anni ("New Year's Day" degli U2) e ci costruisce una storia di rara intensità, tra calcio e rock. Un libro da consigliare a tutti quelli che amano il calcio e la letteratura.

Aspettative forse eccessiveDi r. ggrrgrrg-26 ottobre 2013

Sono venuto a conoscenza di questo libro da una pagina Facebook dedicata al calcio anni '80 e, senza raccogliere più di tante informazioni, l'ho ordinato. Sono infatti un appassionato maniacale di quel decennio di pallone italiano. Come detto non mi sono informato in modo approfondito sull'opera di Pelliccia, e forse è stato questo il mio errore principale: infatti se avessi capito che si trattava di un approccio "fiction" a fatti realmente accaduti, qualche dubbio mi sarebbe sorto. Essendo convinto che l'autore avesse rivisitato attraverso la propria esperienza e sensibilità personale alcune delle tappe calcistiche degli anni '80, mi sono trovato spiazzato da racconti che vedono come protagonisti personaggi inventati. Una scelta che mi è sembrata subito poco azzeccata, visto l'argomento. Un altro aspetto che mi ha lasciato perplesso è stato lo stile dei dialoghi. Si prendano ad esempio quelli della sera della semifinale dell'europeo del 1980 (sia quelli che vanno in scena all'Olimpico di Roma che quelli in terra belga). O, ancora, quelli tra Filippo e Max o Filippo e Davide nel capitolo dedicato all'Heysel. Può essere che la mia ipersensibilità professionale (sono traduttore) abbia influenzato la mia percezione, ma a me suonano inverosimili, artificiali, fuori luogo in qualsiasi contesto immaginabile (molto semplicemente, non riesco a figurarmi nessuno che parli così, in nessuna circostanza). Il colpo di grazia, poi, lo ha dato constatare che, a un certo punto, quando si parla della transizione tra le superiori e l'università di Filippo, nel giro di mezza pagina si contano ben tre occorrenze di "inaspettato/a". Anche in questo caso può aver giocato un ruolo il mio lavoro, ma l'ho trovato una trascuratezza non da poco. Se c'è una cosa che salvo è il tentativo dell'autore di intessere il racconto che conduce alla tragica serata dell'Heysel con una sorta di colonna sonora dell'epoca, tra l'altro con trovate niente male come il riferimento quasi profetico del testo di "New Year's Day" (Under a blood-red sky a crowd has gathered in black and white) a ciò che sarebbe successo di lì a pochi anni. Ma anche qui Pelliccia mi cade in un qualunquismo che non fa onore al suo indubbio status di esperto di musica di quel periodo. E lo fa riservando l'unica menzione spregiativa a un gruppo, i Duran Duran, che sarà stato anche composto da bellocci, ma che all'epoca sfornò un trittico di dischi (l'omonimo nel 1981, "Rio" nel 1982 e "Seven and the Ragged Tiger" nel 1983) da K.O, sicuramente non inferiori (anzi...) alla produzione contemporanea dei tanto decantati U2 (o Pink Floyd, tanto per citare altri mostri sacri magnificati nel libro, per non parlare di Peter Gabriel). Insomma, mi ero lasciato abbagliare dal titolo, dalla copertina e dal tema. E sono rimasto estremamente deluso. Sconsigliatissimo per chi quegli anni li conosce a menadito e cerca approfondimenti e nuove letture di eventi noti che possano arricchire il proprio bagaglio. Può essere invece una lettura di svago per chi è alla ricerca di racconti disimpegnati per passare un paio di serate alla scoperta di un periodo con cui non ha particolare dimestichezza.