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3 di 5 su 1 recensione

Romanzo sulla disillusione generazionaleDi r. paolo-9 giugno 2015

È il primo romanzo di Fitzgerald, quello che lo ha svelato al grande pubblico come voce nuova e spregiudicata, disincantata nel raccontare i giovani della sua generazione. I riferimenti autobiografici sono frequentissimi, eppure Fitzgerald non voleva raccontare di sé e delle sue esperienze ma aveva in mente uno schema ben più ambizioso: in questa sorta di pellegrinaggio spirituale che il protagonista compie dall'innocenza all'autocoscienza voleva infatti rappresentare la disillusione finale di tutta una generazione, che per continuare a vivere in questo mondo diviso, dove il materiale e lo spirituale sono confusi, deve "tenere due idee opposte in mente".