Prugni

Queste poesie sono difficilmente abbordabili per i nbeofiti della poetessa italiana, conoscendo le sue origini austriache, si ha l'impressione di leggere la traduzione dal tedesco di un autore complesso e profondo, ma estraneo alla nostra tradizione. Ma è un'impressione fallace. Non una fortezza, ma un giardino era quello che l'autore stava preparando, laddove poi la sua poesia avrebbe assunto l'aspetto di alberi, cespugli, piante, fiori e prati. Sicché da "Prugni" in poi ci sembra di aver trovato la chiave di un sistema poetico che conquista per l'originalità della sua costruzione, il rapporto tra l'essere e lo sfondo naturale, l'uso calibrato ma non meno intertestuale di richiami letterari fortemente interiorizzati, improvvise accensioni di senso e rappresentazione. Il viaggio si conclude con un altro vertice, quella sezione intitolata "Haiku", dove il riferimento alla grande tradizione nipponica ci avverte che non è il frammento quel che interessa a Pumhsel, bensì il quantum di poesia ridotto ai minimi termini. Apprezzabile la postfazione di Grazia Negro che a posteriori chiarisce e commenta certi nodi concettuali che sono alla base della raccolta e della produzione di questa voce poetica, italofona per elezione.