I protocolli di Auschwitz. Aprile 1944: il primo documento della Shoah di Rudolf Vrba edito da Rizzoli

I protocolli di Auschwitz. Aprile 1944: il primo documento della Shoah

Editore:

Rizzoli

Collana:
BUR Saggi
Traduttore:
De Franco S.
Data di Pubblicazione:
16 gennaio 2008
EAN:

9788817021067

ISBN:

8817021067

Pagine:
156
Formato:
brossura
Argomenti:
MEMORIE, Olocausto
Acquistabile con la

Descrizione I protocolli di Auschwitz. Aprile 1944: il primo documento della Shoah

È l'aprile del 1944. Due ebrei slovacchi, Rudolf Vrba e Alfred Wetzler, riescono a fuggire dal lager di Auschwitz-Birkenau e dettano ai capi della comunità ebraica un rapporto dettagliato e preciso sullo sterminio e sul folle progetto della "soluzione finale", nella speranza di arrestare i terribili piani di Adolf Eichmann. La storia seguì un corso diverso e i treni carichi di deportati continuarono a viaggiare, portando centinaia di migliaia di persone verso le camere a gas, con uno strascico di accuse infamanti. Nella loro drammatica semplicità, "I protocolli di Auschwitz" costituiscono la prima testimonianza concreta dell'esistenza dei lager circolata fuori dal Reich. Nel saggio introduttivo lo storico Alberto Melloni ripercorre il cammino dei due fuggiaschi e le infinite vicissitudini di questo documento unico ed eccezionale, che ha attraversato la storia della Shoah fino ai giorni nostri.

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Fermate i treniDi c. monica-16 febbraio 2011

Già da tempo circolavano voci sul destino degli ebrei d'Europa, voci some decimazioni, fucilazioni, morte per fame ed altre ancora erano già nel 1941 arrivate a Ginevra e alla Croce Rossa. Nel 1942 un soldato SS aveva assistito alle gasazioni di massa in Treblinka e Belzec, aveva portato la sua testimonianza al Governo Svedese ma non fu creduto, era per chiunque impossibile credere che alcuni uomini fossero capaci di tali atrocità. Sia nel 1943 che agli inizi del 1944 la Croce Rossa di Londra aveva ricevuto rapporti sui massacri nei campi di Sobibor, Treblinka, Belzec. In Svizzera nel 1944 si parlava gia' di milioni di ebrei uccisi col gas nei vari centri di sterminio. Nel Aprile del 1944 due ragazzi riuscirono a fuggire dal campo di Auschwitz-Birkenau dove erano incarcerati. Sapevano da tempo che il Lager si stava organizzando per l'uccisione di massa di tutta la popolazione ebrea ungherese e decisero di dover far qualcosa per fermare il nuovo massacro, portando la loro testimonianza su come veniva organizzata al livello industriale la "soluzione finale della questione ebraica". I due giovani furono interrogati separatamente e fu stilato questo documento chiamato "I protocolli di Auschwitz". Questo documento fu tradotto in varie lingue e spedito ai vari Governi compreso quello ungherese con lo scopo di avvisare gli ebredi di Ungheria dell'imminente pericolo affinché potessero scappare o difendersi; arriva tardi, le deportazioni erano gia' iniziate. Un solo treno partì dall'Ungheria carico di piu' di mille ebrei diretti in Svizzera, treno però popolato da ebrei abbienti scelti dal capo del comitato Sionista di aiuto agli ebrei, tutti gli altri furono abbandonati al loro destino. Questo documento arrivò fino a Roma a Papa Pio XII che si appellò al Governo Ungherese per permare le deportazioni, arrivò ai Governi Americani e Inglesi che si manifestarono increduli. Arrivò ai leader ebrei in Turchia Svizzera e Palestina che con un grido disperato implorarono gli Alleati di bombardare il campo le ferrovie, fermate i treni! Le deportazioni dall'Ungheria ebbero una breve battuta d'arresto, perché tra gli Alleati si stava già proponendo la creazione del tribunale di Norimberga che processasse al termine della guerra, i membri del Governo Ungherese come criminali. La fuga rocambolesca dei due ragazzi, non riuscì nel vero intento di salvare la popolazione ebraica ungherese, Adolf Eichmann riuscì a deportare nelle camere a gas di Auschwitz piu' di quattrocentomila persone, però riuscì a produrre "I protocolli di Auschwitz", documento che fu usato nei processi contro i criminali nazisti.

Invano furono avvisatiDi t. raniero-21 settembre 2010

Due uomini disperatamente in fuga da Auschwitz, che portano con sè i segreti dell'orrore vissuto durante quasi due anni di prigionia. Essi sono Alfred Wetzler e Rudolf Vrba, due slovacchi il cui obiettivo principale non è semplicemente salvarsi, ma far conoscere al mondo cosa è Auschwitz, quali delitti immani si compiono al suo interno; far conoscere alle competenti comunità ebraiche che adesso è il turno degli ebrei ungheresi, che si procederà entro breve tempo alla loro deportazione e al loro sterminio: occorre allertarli così che non siano trascinati come agnelli al macello, ma che resistano con ogni mezzo per vendere cara la propria pelle: non hanno nulla da perdere, ormai. Così, dopo aver contattato persone influenti, sono redatti i famosi "protocolli di Auschwitz", una piccola relazione ove in modo semplice e dettagliato sono svelati i delitti e i piani criminali che si preparano al suo interno. Ma qualcosa si inceppa. Sebbene la diffusione dei protocolli non si può dire che sia lenta per quei tempi (è lenta, però, rispetto alla moltiplicata energia genocida nazista e al precipitare della situazione in Ungheria), nonostante gli sforzi di alcuni personaggi importanti, gli ebrei ungheresi cominciano a essere rastrellati, cominciano a partire i primi treni per Auschwitz, e in seguito la Storia ci dirà che centinaia di migliaia di ebrei furono condotti fuori dall'Ungheria per essere sterminati, gassati nell'apparato di distruzione di Auschwitz-Birkenau. Rudolf Vrba è colto dall'amarezza e dalla delusione non appena apprende la notizia dell'inizio della deportazione, quando gli riferiscono che i primi treni, carichi di gente dolente, il cui destino di morte è ormai segnato, lasciano l'Ungheria. La sua missione è dunque fallita? Per niente ha affrontato tante sofferenze? Forse non comprende le strategie delle comunità ebraiche? Cosa hanno intenzione di fare, perchè non hanno avvisato gli ebrei del pericolo che correvano? L'ottimo saggio introduttivo dello storico Alberto Melloni cercherà di gettare un po' di luce su questi inquietanti interrogativi, tracciando una breve storia su "I protocolli di Auschwitz", sull'importanza che nonostante tutto rivestirono e rivestono ancora oggi come "il primo documento della Shoah".