Il pozzo dei pazzi di Franco Scaldati edito da Cue Press
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Il pozzo dei pazzi

Editore:

Cue Press

Collana:
I testi
Data di Pubblicazione:
1 gennaio 2015
EAN:

9788898442911

ISBN:

8898442912

Formato:
brossura
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5 di 5 su 1 recensione

Cripto-poesia o teatro dell'assurdo dialettale?Di B. Giuseppe-7 aprile 2018

Chi può dirlo? Scaldati era un poeta, toccante, con una sapienza che non affondava le radici in una cultura nozionistica bensì in un'esplorazione dell'umano che forse solo la sua sensibilità gli aveva consentito tanto a fondo. In questo testo, intanto, potremmo ravvisare una delle basi possibili per le idee di Cinico TV dei suoi conterranei Ciprì e Maresco ma, soprattutto, la sua convinzione che dietro la cosiddetta idiozia, vi fosse grande istanza di purezza d'animo (gli sentii personalmente postulare non aver presente un esempio di maggior purezza del cosiddetto scemo del paese) . Nel pozzo dei pazzi prosperano personaggi fuori dallo spazio e dal tempo - così come, in fondo, lo è forse ancora oggi, mutatis mutandis, quel Borgo Vecchio, quasi "repubblica autonoma" nel pieno cuore di Palermo - (Aspano, Benedetto, Masino, Pinò, Totò, Giovannino, Matteo) e buona parte dello scritto viene fuori da un mix tra le ispirazioni che l'autore traeva dal già citato Borgo nonché dalle sue schermaglie con l'inseparabile Gaspare Cucinella, assieme al quale avevano da anni smarrito il confine fra teatro e vita. Vi si legge, nel Pozzo, di una grande disperazione "parcellizzata" nelle singole storie (liti furibonde tra due disperati per una gallina rubata; insulti ad un pazzo che, essendosi fatto espellere da un manicomio, ha perso la certezza della tazza di brodo quotidiana; bastonate; coltellate perfino) eppure, come spesso costume di Scaldati, tutto questo costituisce la complessa trama di un'umanità che non cessa di far capolino ad ogni piè sospinto e, come altrove la sua poesia predicava che "le cose che si vedono al buio non sono solo le cose che facciamo ma quelle che pensiamo", qui ad un certo punto un disperato ne invita un altro ad esse contento perché "u Signuri" (Dio) non vorrebbe vederci tristi (siddiati) . Purtroppo chi non ha mai visto uno spettacolo dal vivo non potrà più rimediare, perché Scaldati ci ha lasciati qualche anno fa, ma ne auspico la lettura per chi veramente ambisse capire quale possa essere una declinazione di vero nella letteratura teatrale.