Playboy's. Little Annie Fanny vol.1 di Harvey Kurtzman, Will Elder edito da Magic Press

Playboy's. Little Annie Fanny vol.1

Anni 1962-1970

Editore:

Magic Press

Traduttore:
Corti L.
Data di Pubblicazione:
23 gennaio 2012
EAN:

9788877593740

ISBN:

8877593741

Pagine:
228
Formato:
brossura
Argomento:
NARRATIVA EROTICA
Acquistabile con la

Descrizione Playboy's. Little Annie Fanny vol.1

Il primo dei due volumi contiene più di duecento pagine di storie, riportate al loro splendore originale, della striscia sexy durata 26 anni. Little Annie Fanny è una delle più controverse serie a fumetti del mondo, anticipatrice nell'uso del colore, satiricamente irriverente verso tutte le mutazioni sociali americane e un autentico capolavoro di tecnica artistica e non si è praticamente mai vista in Italia. Little Annie Fanny, 1962-1970, ci porta attraverso gli strepitosi anni Sessanta con la British Invasion, la lotta per i diritti civili e l'inizio della rivoluzione sessuale, osservati con lo stile malizioso e il candore sexy che hanno reso Little Annie Fanny una star fino dalla sua prima apparizione!

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5 di 5 su 1 recensione

La più sexy pin up di cartaDi s. gianfranco-28 luglio 2010

Harvey Kurtzman (1924 – 1993) è stato uno degli artefici della grande stagione dal fumetto satirico Usa iniziata negli anni ‘50. O meglio: senza di lui, forse quella stagione non ci sarebbe neppure stata. È Kurtzman, infatti, a inventare nel 1954 Mad, i cui primi numeri scrive e imposta graficamente da solo. La rivista è un successo, ma la cosa soddisfa sino a un certo punto l’artista, dato che i maggiori benefici vanno all’editore proprietario della testata. Nel 1956 decide quindi di andarsene per tentare un’altra avventura. È accaduto che Hugh Hefner, fresco editore di Playboy, gli abbia offerto di inventare una nuova rivista satirica. Nasce così Trump, che, malgrado sia oggi riconosciuta come la miglior pubblicazione del genere vista negli Usa, dura solo due numeri (impreviste difficoltà finanziarie obbligano Hefner a concentrare tutte le risorse su Playboy). Kurtzman non abbandona l’idea di stampare una rivista satirica, ma i suoi tentativi, che non riescono ad attrarre l’interesse del grosso pubblico, si tutti risolvono in perdite finanziarie. Per sua fortuna, gode sempre della stima di Hefner. I due restano in contatto per anni, scambiandosi idee in cerca di un progetto che li porti a lavorare assieme, finché, nel 1962, non escogitarono un personaggio adatto a Playboy: Little Annie Fanny. Già il nome è indicativo, dato il richiamo a Little Orphan Annie, l’icona della comic strip statunitense creata da Harold Gray, che ha plasmato molto dell’immaginario collettivo della nazione. Ma tanto il personaggio di Gray è fisicamente scialbo, sentenzioso e reazionario (secondo le personali convinzioni dell’autore, che però sapeva raccontare storie avvincenti) tanto la pin up di Kurtzman è prorompente, disinibita e ignara di moralismi. Little Orphan Annie, personaggio ingenuo ma non sprovveduto che vivacchia ai margini dell’industria dello spettacolo, è il mezzo con cui l’autore mette in satira i miti e le mode di un’America in rapido cambiamento. Moda, consumismo, film e televisione, personaggi più o meno illustri della politica e dello spettacolo, nulla e nessuno viene risparmiato. Certo, non è mai una satira feroce. Ma il suo segno lo lascia. Implicito ma netto è soprattutto il tema ricorrente: la ragazzona inconsapevole dell’effetto che il suo corpo – spesso denudato da vari incidenti – provoca sugli altri, scatenando attacchi di invincibile libidine, è il ritratto di un paese puritano a chiacchiere ma pronto a tutto nel privato (come del resto tutti i puritani). Se poi il pendolo della libertà sessuale ha oscillato verso un’altra direzione – quanto permanentemente non si sa – è anche merito di Little Orphan Annie. Ma l’aspetto della serie che colpisce subito è la perfezione formale, frutto di un enorme lavoro. Kurtzman, noto per professionalità e perfezionismo, scriveva la sceneggiatura e abbozzava un accurato layout. Su questo interveniva il disegnatore Will Elder, che dopo infinite revisioni, aggiunte e interventi dell’editore provvedeva a dipingere le tavole come fossero quadri. Ne risultava un tono iperealistico e tridimensionale – perfetto per rappresentare le abbondanti grazie dell’eroina. Questo primo volume riprende l’edizione della Dark Horse e presenta le storie del periodo 1962 – 1970, gli anni dei Beatles, Sean Connery, il cinema di Fellini, tutti presi per i fondelli. Difficile immaginare 25 € spesi meglio.