Pier Paolo Vergerio e la riforma a Venezia (1498-1549) di Anne Jacobson Schutte edito da Il Veltro

Pier Paolo Vergerio e la riforma a Venezia (1498-1549)

Editore:

Il Veltro

Traduttore:
Cappelletti V.
Data di Pubblicazione:
1988
EAN:

9788885015302

ISBN:

8885015301

Pagine:
488
Acquistabile con la

Descrizione Pier Paolo Vergerio e la riforma a Venezia (1498-1549)

La complessa figura del giurista e riformatore religioso di Capodistria, Pier Paolo Vergerio, e il suo ruolo nella vita religiosa italiana della prima metà del Cinquecento costituiscono l'oggetto di questo volume. La personalità di Pier Paolo Vergerio è stata controversa già dai contemporanei fin dall'inizio della sua carriera. Nominato vescovo di Capodistria nel 1536, irritò Paolo III e si alienò le simpatie di numerosi cardinali influenti, quando cercò di far annullare una pensione da pagare ad un favorito del Papa, che era tratta dalle rendite della sua diocesi. Nel 1549 fu costretto dalla sua coscienza a rompere con la Chiesa e a lasciare l'Italia diventando "persona non grata" per i suoi ex colleghi ecclesiastici.

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5 di 5 su 1 recensione

RECENSIONEDi T. FRANCO-12 agosto 2008

La complessa figura del giurista e riformatore religioso di Capodistria, Pier Paolo Vergerio, e il suo ruolo nella vita religiosa italiana della prima metà del Cinquecento costituiscono l'oggetto di questo volume, edito in Svizzera dalla Librairie Droz di Ginevra. La personalità di Pier Paolo Vergerio è stata controversa già dai contemporanei fin dall'inizio della sua carriera. Dopo essersi laureato in legge all'Università di Padova ed essere stato al servizio della Repubblica di Venezia come procuratore e giudice, nel 1533 fu nominato Nunzio papale presso Ferdinando, re dei Romani, il quale non fu mai certo che Vergerio non fosse implicato in qualche segreta manovra a favore di Venezia, lo stato al confine meridionale dell'impero asburgico. Durante la sua seconda Nunziatura, quando, come rappresentante di Paolo III, si adoperava per la convocazione del Concilio Ecumenico, molti dei principi tedeschi incontrati da Vergerio dubitarono della sincerità delle intenzioni del Papa. E alla fine del viaggio i suoi sforzi per accelerare la convocazione del Concilio gli attirarono a Roma numerose antipatie. Nominato vescovo di Capodistria nel 1536, irritò Paolo III e si alienò le simpatie di numerosi cardinali influenti, quando cercò di far annullare una pensione da pagare ad un favorito del Papa, che era tratta dalle rendite della sua diocesi. Alle riunioni per i negoziati di Worms e Ratisbona nel 1540-1541, la sua attività di inviato ufficioso di Francesco I accrebbe i sospetti sui suoi metodi e moventi. Ritornato nella sua diocesi nel 1541, Vergerio cercò di attuare una decisa riforma. I suoi sforzi provocarono una forte opposizione da parte dei religiosi locali e di alcuni laici influenti, che presto lo accusarono di eresia, accusa che i suoi pari e superiori all'interno della Chiesa - già sospettosi della sua sincerità - furono inclini a considerare ben fondata. Con suo disappunto, non riuscì ad essere ammesso al Concilio di Trento. Quando, nel 1549, fu costretto dalla sua coscienza a rompere con la Chiesa e a lasciare l'Italia divenne naturalmente «persona non grata» per i suoi ex colleghi ecclesiastici, così come taluni suoi sfortunati tentativi gli valsero in breve l'ostilità della maggioranza dei suoi amici protestanti, sia italiani, sia nordici. A Vergerio, d'altra parte, non è stato riservato miglior trattamento dagli storici più recenti. Il saggio della studiosa americana, che colloca la personalità di Pier Paolo Vergerio nel contesto italiano, e in particolare ne considera i rapporti con la Repubblica di Venezia, colma una lacuna storiografica, contribuendo a migliorare la conoscenza della cultura italiana all'epoca della Riforma. Franco Tagliarini