La pesante valigia di Benavides di Samanta Schweblin edito da Fazi

La pesante valigia di Benavides

Editore:

Fazi

Collana:
Le strade
Traduttore:
Nicola M.
Data di Pubblicazione:
8 luglio 2010
EAN:

9788864111254

ISBN:

8864111255

Pagine:
183
Formato:
rilegato
Argomento:
Racconti
Acquistabile con la

Trama La pesante valigia di Benavides

Un padre alle prese con una figlia adolescente che si nutre di uccellini vivi; un uomo che trascina il cadavere della moglie in una valigia di cuoio e che, suo malgrado, diventa un artista alla moda; donne in abito da sposa che attendono sul ciglio di una strada: sono questi alcuni dei personaggi che animano i racconti di Samanta Schweblin. Sullo sfondo, una realtà fatta di dettagli palpabili, incrinata da gesti dai toni surreali e spiazzanti: perché dietro alle articolazioni del quotidiano si cela un alone oscuro, un ghigno che ammicca all'assurdità di ogni atto. Il filo rosso che lega una storia all'altra, ogni trama a quella successiva, è la complessità dei rapporti umani, la tragedia - o la tragicommedia - che scaturisce da una mancanza di comunicazione. In queste pagine, ogni cosa rimanda ad altro: alla rappresentazione di un'umanità alle prese con un equilibrio precario, a quella fragile impalcatura sulla quale poggiano le nostre vite e che un alito di vento, un fremito del cuore, possono far rovinare a terra in un istante. La scrittura di Samanta Schweblin è precisa, affilata. "Sotto la limpidezza del suo linguaggio e la semplicità degli aneddoti narrati si intravede sempre una realtà complessa, sottile, drammatica, fatta di esperienze che spesso rivelano le manifestazioni più crudeli dell'essere umano", ha scritto a tal proposito Mario Vargas Llosa, consacrandola come una delle migliori voci della sua generazione.

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4 di 5 su 1 recensione

La pesante valigia di BenavidesDi R. Pasqualina-27 settembre 2011

Una pletora di personaggi che stanno in bilico tra il grottesco e il ridicolo, ci sono: un oste affetto da nanismo con la moglie, da cui dipende in tutto, morta in cucina; una folla di giovani spose abbandonate dai mariti in una stazione di servizio; la figlia adolescente di due coniugi separati che si nutre di uccellini vivi; un artista che dipinge ossessivamente teste spaccate sull'asfalto per sublimare la sua pulsione a spaccarcele per davvero; uomini che il ferroviere di una sperduta stazione non lascia più ripartire accudendoli come figli insieme alla moglie; un uomo che si ammala di peste; gli avventori di un bar che cementano la loro coscienza di classe e fanno la loro rivoluzione resistendo alla chiusura del locale all'ora stabilita; Benalvides (che dà il titolo al libro) , un uomo che uccide la moglie, la infila in una valigia e poi si reca dal suo psichiatra che ne fa un fenomeno della pop art. Sono i personaggi dei racconti di questa giovane scrittrice argentina (è del 1978) la cui prosa asciutta e stralunata rimane sospesa in un curioso mix tra gli stilemi tipici della letteratura sudamericana e il realismo assurdo del Kafka della Metamorfosi. Si tratta di una folla di solitudini, con i loro problemi, sullo sfondo di un'esistenza senza senso giocata in uno spazio-tempo surreale che pur facendo riferimento all'Argentina di oggi ne sfuma i contorni sino a farne il simbolo di un mondo e di un'umanità che si interrogano sulla vita. Il tono di questa domanda esistenziale è tutto racchiuso nella perplessità di uno dei personaggi: "Non riesco a capire come in un mondo in cui si possono fare cose che ancora mi sembrano meravigliose, come noleggiare una macchina in un paese e restituirla in un altro, tirare fuori dal freezer un pesce freschissimo che è morto più di un mese fa o pagare i conti senza muoversi da casa, non si riesca a risolvere una faccenda banale come un piccolo cambiamento nella successione dei fatti".