Perché non sei venuta prima della guerra?
- Editore:
Giuntina
- Collana:
- Israeliana
- Traduttore:
- Vogelmann S.
- Data di Pubblicazione:
- 10 gennaio 2008
- EAN:
9788880573005
- ISBN:
8880573004
- Pagine:
- 139
- Formato:
- brossura
Trama Perché non sei venuta prima della guerra?
E ogni anno, al momento di cantare 'Uno è il nostro Dio', Helena sospirava e in una sorta di controcanto chiedeva: Perché non due? Perché non due?", e poi spiegava il significato di quella domanda: "Perché quello che abbiamo ha sbagliato, e non c'era un altro Dio che correggesse lo sbaglio". E in una tremenda afflizione aggiungeva: "Peccato, peccato che ce n'è uno solo e non di più". Un libro sulla Shoah, di cui non si parla mai espressamente ma che affiora oscura e devastante solo attraverso le ferite e i fantasmi che ossessionano Helena. Una figura di donna che, indomita, riesce a trasformare l'esperienza del dolore in una visione del mondo libera da ogni sovrastruttura e condizionamento. Come se riuscisse a fissare l'essenza del bene e del male senza bruciarsi gli occhi e l'anima.
Recensioni degli utenti
Perché non sei venuta prima della guerra-6 agosto 2011
Bello, un libro che riesce ad affrontare il tema dell'olocausto senza cadere nei soliti tropi, un libro che ho cercato a lungo e desideravo leggere da tanto tempo per la sua particolarità. Quale particolarità? Quella di concentrarsi, non sul "mentre", ovvero sulla testimionianza diretta dell'esperienza in un campo di concentramento, ma sul "poi", ovvero sulla vita traumatizzata e difficile che i sopravvissuti si sono ritrovati fra le mani dopo essere passati attraverso una tragedia simile. Pensiamoci bene: a confronto delle innumerevoli testimonianze di deportazione e prigionia scritte e lette negli ultimi decenni (e comunque non meno necessarie), quante altre ci raccontano del difficile riappriopriarsi della vita, dei fantasmi quotidiani, delle ferite d'animo che gli scampati a tale orrore hanno dovuto fronteggiare una volta ritornati nel mondo? Che cosa ha significato per tali persone continuare a vivere? In che modo l'esperienza vissuta li ha segnati e quali effetti ha avuto su coloro che li circondavano? La protagonista di questo libro, Helena, ritorna nel dopoguerra da un paesino imprecisato dell'Europa dell'Est in Israele, e lì cresce la figlia Elizabeth, l'autrice, senza marito, senza radici, e con un passato che riaffiora a tratti e in continuazione ma del quale essa non parla mai direttamente. Effettivamente l'esperienza della Shaoh è in questo libro come uno spettro: non si cita mai ma si aggira fra i luoghi frequentati da Helena, influenza tutte le sue azioni e i suoi comportamenti (nonchè il rapporto delicato e complicato, di "detto non detto", con la figlia), disturba il suo sonno e infanga i suoi ricordi facendola apparire in tutto per tutto per ciò che essa effettivamente è, una donna fortemente traumatizzata. E scissa, fra ciò che era e ciò che è diventata. Del resto tutto il libro gioca sul binomio fra il "là", la vita comune e normale che le apparteneva prima della guerra, e il "qua", ciò che le è rimasto della vita adesso, dopo l'orrore scampato. Un "qua" che Helena cerca comunque di vivere con orgoglio e coraggio, nonostante la sua instabilità. Trauma, incubo, dolore. Questo di Lizzie Doron non è un libro facile, nonostante la brevità e la semplicità dello stile, ma è comunque un libro importante che ci parla della Shoah in maniera nuova e incisiva. Perchè per i sopravvissiuti, la Shaoh, purtroppo, non è finita con la liberazione. Da leggere per riflettere.