Penna, pennello e bacchetta. Le tre invidie del matematico
- Editore:
Laterza
- Collana:
- Economica Laterza
- Edizione:
- 6
- Data di Pubblicazione:
- 23 marzo 2006
- EAN:
9788842079699
- ISBN:
8842079693
- Formato:
- brossura
- Argomento:
- Logica matematica
Descrizione Penna, pennello e bacchetta. Le tre invidie del matematico
La prova più esplicita della compatibilità fra scienza e arte: le brillanti lezioni di un matematico affabulatore sul rapporto della matematica con la letteratura, la pittura e la musica. Piergiorgio Odifreddi ha studiato matematica in Italia, negli Stati Uniti e in Unione Sovietica e insegna Logica presso l'Università di Torino e la Cornell University. Collaboratore di "Repubblica", "L'Espresso" e "Le Scienze", ha vinto nel 1998 il premio Galileo dell'Unione matematica italiana e nel 2002 il premio Peano della Mathesis.
Recensioni degli utenti
Così così-21 maggio 2012
Interessante, ma si vede che si tratta di dispense accademiche. Manca l'approfondimento e, soprattutto, Odifreddi risulta un po' ripetitivo. Ho letto spunti già presenti in altri suoi saggi sulle illusioni ottiche. Va bene vedere le medesime cose da punti di vista differente, ma qui mi sembra fuori luogo. Interessante solo il capitolo sui rapporti fra la musica e la matematica.
Penna, pennello e bacchetta.-12 luglio 2011
In questi tre brevi saggi, originariamente tre discorsi tenuti all'università l'autore ufficialmente dovrebbe raccontare quali sono "le tre invidie del matematico", vale a dire le arti della scrittura, della pittura e della musica che dovrebbero essere appunto appannaggio della parte destra del cervello, in opposizione a quella sinistra dedicata al ragionamento logico. Inutile dire che all'atto pratico, più che dell'"invidia", Odifreddi parla di come in realtà ci sia matematica dietro tutte queste arti. Il risultato pratico è piuttosto disuguale: le prime due sezioni sono un po' tirate per i capelli, mentre la spiegazione di come si è evoluta la teoria matematica alla base della musica è venuta molto bene. In genere, l'arte affabulatoria del nostro si vede alla grande, e rende la lettura molto piacevole: nella foga oratoria, si è perfino dimenticato di mettere troppe delle sue usuali frecciate anticlericali (sì, qui si parlerebbe di arte e non di religione: ma si sa che questo non è mai stato un limite) . Ogni tanto però si lascia trasportare un po' troppo, come quando a pagina 75 afferma che "la successione telescopica di pentagoni e stelle... Suggerisce che la diagonale e il lato del pentagono siano grandezze fra loro incommensurabili"; frase piuttosto azzardata, come si vede facendo una successione telescopica di triangoli equilateri uno dentro l'altro.