La pecora nera di Ascanio Celestini edito da Einaudi
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La pecora nera

Editore:

Einaudi

Collana:
Super ET
Data di Pubblicazione:
2 settembre 2008
EAN:

9788806193249

ISBN:

8806193244

Pagine:
94
Formato:
brossura
Argomento:
Racconti
Disponibile anche in E-Book
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Trama La pecora nera

Il manicomio è un condominio di santi. So' santi i poveri matti asini sotto le lenzuola cinesi, sudari di fabbricazione industriale, santa la suora che accanto alla lucetta sul comodino suo si illumina come un ex-voto. E il dottore è il più santo di tutti, è il capo dei santi, è Gesucristo. Così ci racconta Nicola i suoi 35 anni di "manicomio elettrico", e nella sua testa scompaginata realtà e fantasia si scontrano producendo imprevedibili illuminazioni. "Raccolgo memorie di chi ha conosciuto il manicomio un po' come facevano i geografi del passato. Questi antichi scienziati chiedevano ai marinai di raccontargli com'era fatta un'isola, chiedevano a un commerciante di spezie o di tappeti com'era una strada verso l'Oriente o attraverso l'Africa. Dai racconti che ascoltavano cercavano di disegnare delle carte geografiche. Ne venivano fuori carte che spesso erano inesatte, ma erano anche piene dello sguardo di chi i luoghi li aveva conosciuti attraversandoli. Così io ascolto le storie di chi ha viaggiato attraverso il manicomio non per costruire una storia oggettiva, ma per restituire la freschezza del racconto e l'imprecisione dello sguardo soggettivo, la meraviglia dell'immaginazione e la concretezza delle paure che accompagnano un viaggio". (Ascanio Celestini)

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4 di 5 su 4 recensioni

Racconto doloroso e tragicoDi L. Mina-1 maggio 2012

Il viaggio nella malattia mentale più originale che mi sia mai capitato di fare. La noia, la sofferenza, la perdita di senso dell'orientamento, il candore, la sincerità e un umorismo semplice semplice stanno tutti mescolati nella testa di quelli che chiamiamo matti. E poi la filastrocca, e i piccoli piccoli di lucidità spaventano. Perchè esistono i pazzi che vivono rinchiusi nel manicomio psichiatrico? Nessuno mai aveva dato una risposta così cruda.

La pecora neraDi O. Marco-7 luglio 2011

Io ho un rapporto particolare con Ascanio Celestini, un rapporto di odio e amore. Nel parlare di Nicola e del suo doppio immaginario, che si intuisce solo alla fine, Ascanio non descrive il manicomio come istituzione dove non si cura perchè così la gente ritorna o non esce mai, e lo stato continua a finanziarla. Non serve, la storia di questo "matto" che era un bambino sano come tutti ma caratterizzato da una vita fatta di assenze, quella del padre, della nonna, dei fratelli, basta già da sè. Nelle righe nere scritte su carta bianca non si coglie quell'umorismo cui accenna la quarta di copertina. Forse il parlato, il suono, la gestualità riescono a trasmettercelo, rendendo meno tragica questa narrazione fiabesca. Una fiaba sul genere di Andersen, però, come quella della piccola fiammiferaia, dove non c'è riscatto, nè redenzione, e sembra battere all'unisono col nostro cuore la paura di essere tutti dei pazzi potenziali come Nicola. Perchè alle scempiaggini del vivere borghese ci crediamo. E chi sano è, ma adopera linguaggio intessuto di immagini e fantasia, che sia bambino o si tratti di adulto, è altro, è diverso, è anormale. Ben venga dunque il manicomio elettrico, dove tutti son santi, la suora, secondino in gonnella, trascorre le giornate sgranando scorregge e preghiere e il primario è gesucristo.

La pecora neraDi d. Silvio-7 novembre 2010

Nel parlare di Nicola e del suo doppio immaginario, che si intuisce solo alla fine, Ascanio non descrive il manicomio come istituzione dove non si cura perchè così la gente ritorna o non esce mai, e lo stato continua a finanziarla. Non serve, la storia di questo "matto" che era un bambino sano come tutti ma caratterizzato da una vita fatta di assenze, quella del padre, della nonna, dei fratelli, basta già da sè. Nelle righe nere scritte su carta bianca non si coglie quell'umorismo cui accenna la quarta di copertina. Forse il parlato, il suono, la gestualità riescono a trasmettercelo, rendendo meno tragica questa narrazione fiabesca. Una fiaba sul genere di Andersen, però, come quella della piccola fiammiferaia, dove non c'è riscatto, nè redenzione, e sembra battere all'unisono col nostro cuore la paura di essere tutti dei pazzi potenziali come Nicola. Perchè alle scempiaggini del vivere borghese ci crediamo. E chi sano è, ma adopera linguaggio intessuto di immagini e fantasia, che sia bambino o si tratti di adulto, è altro, è diverso, è anormale. Ben venga dunque il manicomio elettrico, dove tutti son santi, la suora, secondino in gonnella, trascorre le giornate sgranando scorregge e preghiere e il primario è gesucristo.

tutto d'un fiatoDi d. bernardetta-18 settembre 2010

è così che ho letto questa pièce di ascanio celestini, tutto d'un fiato. Un libro da cui per un po' non riesci a staccarti perchè di permea interamente di una tristezza che fa sorridere, di una stranezza che appre normale, di un'empatia con il protagonista (o con i due protagonisti)che ti lascia stupito e incredulo. La critica strisciante ma non troppo nascosta del capitalismo nelle sue forme più apparentemente belle ma più imperiose dei colori, della bellezza, della possibilità di acquisti di cui non possiamo fare a meno anche se perfettamente inutili, dei quali siamo ormai così drogati ed assuefatti da non renderci nemmeno più conto perchè tutti al supermercato non acquistiamo più per necessità vera, per calcolo di convenienza, per qualità, ma solo attirati, come le falene, dal colore, dalla pubblicità, dall'etereo mondo del falso che sembra vero e che ci sdoppia inevitabilmente in due persone distinte, o anche di più, in personalità che non riusciamo più a percepire nella loro unicità ed interezza. Ascanio Celestini ha reso tutto questo e anche molto di più, in queste poche pagine di ineffabile scrittura, di intimo racconto di un io che è tutti noi, innocente ma colpevole al posto di altri perchè diverso, fuori posto, buono e ingenuo proprio come un bambino che non trova il suo posto nel mondo di oggi e quindi deve essere rinchiuso. Un piccolo encomio anche all'introduzione di Concita de Gregorio, così calzante nell'interpretazione dell'anonimato che ogni essere umano vive nell'amalgama dell'informazione mediatica che sempre di più vede solo numeri e spot e sempre di meno uomini in carne ed ossa...