La paura non può dormire. Rilfessioni sulla violenza del secolo scorso

La quotidianità solitaria e impaurita vissuta durante la dittatura emerge con sconcertante chiarezza in La paura non può dormire, raccolta di saggi della scrittrice romena Herta Muller. Premio Nobel nel 2009 con Il paese delle prugne verdi, la narratrice del dolore continua il suo acuto scandagliare dell’atroce periodo che la Romania ha vissuto sotto Ceausescu. Come gli anni di persecuzione e mancanza di libertà hanno influito sullo scrivere della Muller? La scrittrice se lo chiede in questi saggi, attraversando il ricordo preciso della sua infanzia e lo scorrere sereno e insaziabile della giovinezza. La dittatura fu soprattutto ferite dell’anima, inferte per lo più coscientemente dal regime. La letteratura si intreccia così inequivocabilmente alla politica negli scritti del Premio Nobel perché la scrittura non può tenersi in disparte, non può stare a guardare. In La paura non può dormire Herta Muller si chiede così cosa può fare lei, come scrittrice, di fronte alla dittatura o ad una dittatura. La risposta è raccontare, affrontare il silenzio della paura, cercare la verità che ognuno di noi nasconde dentro di sé e mostrarla al mondo con l’invenzione della parola, della frase e del pensiero che vaga e cerca il modo giusto per rappresentarla. Dal piccolo villaggio rumeno sino all’approdo alla narrazione, la scrittrice compie un tragitto esistenziale che in La paura non può dormire viene compreso pienamente dal lettore e dalla scrittrice stessa che sembra osservarsi da dietro una lente d’ingrandimento. Il prezioso discorso pronunciato al conferimento del Premio Nobel, il ritratto innamorato di amici letterati e non e il quadro appositamente creato della figura di Oskar Pastior, collega e confidente con cui Herta ha lavorato per il romanzo L’altalena del respiro, sono chicche di scrittura e di storia che arricchiscono La paura non può dormire. Il grido che risuona nello scorrere le pagine di questo libro è però quello della sopraffazione e della libertà violata che la dittatura produce nelle menti che tenta di plagiare. Allora per Herta Muller non uno sbadiglio può essere concesso, ma solo vigilanza, continua e mirata.