Panchine. Come uscire dal mondo senza uscirne di Beppe Sebaste edito da Laterza

Panchine. Come uscire dal mondo senza uscirne

Editore:

Laterza

Collana:
Contromano
Edizione:
4
Data di Pubblicazione:
5 giugno 2008
EAN:

9788842086338

ISBN:

8842086339

Pagine:
171
Formato:
brossura
Acquistabile con la

Descrizione Panchine. Come uscire dal mondo senza uscirne

"Le panchine scompaiono e io da tempo compongo il catalogo di quelle che ho amato. Quelle del Parco Ducale di Parma, dove guardando gli alberi e la gente scrissi le mie prime poesie. Le panchine delle piccole piazze di Parigi, o sui boulevard, e quelle romane del cimitero dei poeti al Testaccio. Di recente a Ginevra mio figlio, che lì va a scuola, mi ha mostrato un suo luogo segreto. Era nella via più trafficata del centro. Due panchine di legno marrone, vuote, in prossimità della fermata del tram. Gli ho sorriso felice". Simboli della soglia, sottili frontiere tra dentro e fuori, le panchine - scacciate dal mondo reale - trovano ancora rifugio altrove. Fioriscono nella letteratura, dalla amara panchina beckettiana di Primo amore a quella dolente delle Notti bianche di Dostoevskij; imperversano nel cinema, innumerevoli come nelle surreali avventure dei vagabondi Stan Laurel e Oliver Hardy, o intense come quella su cui Ed Norton trascorre l'ultimo giorno di libertà in La 25a ora di Spike Lee. E a volte parlano, come accade con Les Murmures, panchina sussurrante installata da Christian Boltanski nel 14° arrondissement parigino. Quanti universi, in una panchina.

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5 di 5 su 1 recensione

PanchineDi T. Paola-28 luglio 2011

Non sono riuscita a smetterlo di leggerlo, a parte gli ultimi due, piuttosto rivedibili, capitoli. Attirato dalla frase di quarta (e che riporto) avevo preso in mano questo libro anche perché della mia amata collana Contromano, che, a parte poche eccezioni, mi ha sempre portato a letture quanto meno gradevoli. E poi non conoscevo l'autore, altro elemento di curiosità. Ebbene, sono stato soddisfatto in pieno: un bellissimo viaggio ed una scrittura che mi ha portato all'unisono con il prima ignoto Beppe. Partendo dalle panchine, e da quel meraviglioso momento con il figlio su una panchina di Ginevra, per pagine e pagine si vola stando fermi, direi seduti a guardare il mondo ed a leggerlo. Perché l'autore parla delle panchine attuali come simbolo dovuto alla loro gratuità, delle panchine nella letteratura (una su tutte, quella dell'incipit del Maestro e Margherita, ma anche quella, forse irreale, ma presente, di Aspettando Godot), e delle sue panchine. Perché noi lettori tante panchine abbiamo onorato di una seduta durante l'andare del tempo. Ognuno ha le sue, e l'elenco di Beppe è fantastico. Ed è bello condividerle. Mi fa ripensare ai momenti di riposo, quando stanco di camminare sedevo su una panca alle Tuilleries a Parigi, o aspettavo seduto ai giardini di Prato. Ai momenti di ozio, mentre aspettavo una donna e mi sono seduto sulla panchina in pietra di una calle veneziana, e dalla chiesa vicina è partito un concerto d'organo. Alle panchine del lungomare di Beirut con il primo Maalouf in mano. O a quella all'interno del caffè Al-Hurrya al Cairo, a vedere i giocatori di scacchi e bere un caffè. Alle panchine e ai sedili che annunciavano viaggi, in stazioni ed aeroporti in tante parti del mondo. Alle panchine delle attese. E come per l'autore, si associavano a due momenti intensi: momenti di lettura (ovvio) ma anche momenti di sguardi, di scrutamento della vita. Io, lì, senza fretta apparente. Ed il resto che, quasi in un film, scorre. Guardo, ascolto. Entro a far parte, sovente, delle dinamiche che si succedono: qualcuno cerca una via, altri si chiamano, bambini corrono lontano da madri o baby-sitter (a volte anche da padri, a Nyhaven a Copenaghen) . Ma torniamo al libro, di cui però non dico molto altro. Dico soltanto, leggetelo, commentate le belle panchine letterarie che si affollano (di autori noti e poco noti, ma se parlano di panchine diventeranno senz'altro amici) e poi parlate delle vostre. Ognuno ha le sue ripeto, ma è bello condividerle. "Sulle panchine si contempla lo spettacolo del mondo, si guarda senza essere visti, e ci si dà il tempo di perdere il tempo, come leggere un romanzo" (quarta di copertina)