Oltre l'estetica di Raffaele Gavarro edito da Meltemi

Oltre l'estetica

Editore:

Meltemi

Collana:
Le melusine
Data di Pubblicazione:
8 novembre 2007
EAN:

9788883535956

ISBN:

8883535952

Pagine:
117
Formato:
brossura
Argomento:
Storia dell'arte e stili artistici: dal 1900 in poi
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Descrizione Oltre l'estetica

La storia dell'arte dalle avanguardie alle neoavanguardie è stata ritmata dalla formazione di gruppi di artisti che hanno scelto di partecipare a un progetto, di sentirsi parte di un movimento o di sostenere un ideale. La tesi di Raffaele Gavarro è che oggi tutto questo sia scomparso, che sia diventata pratica abituale del singolo artista passare da un linguaggio all'altro, da un argomento all'altro, da situazioni espositive iemalizzate ad altre campionarie, dimostrando così l'incessante mutare del proprio stato individuale. In modo radicale e provocatorio, l'autore mette in dubbio l'esistenza di una condizione estetica nel presente e di valori condivisi dal mondo dell'arte e dal senso comune. Considera, inoltre, le affinità e le differenze tra la figura del curatore e quella del critico, prese in esame per affrontare i problemi legati alla storicizzazione dei fenomeni artistici contemporanei e le questioni di metodo a essa correlate.

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Oltre l'esteticaDi a. vittorio-22 dicembre 2009

Raffaele Gavarro, curatore e critico d’arte, è l'’autore del libro “Oltre l'’Estetica “ pubblicato di recente per Meltemi. Sette brevi capitoli, per un totale di 86 pagine, dove riflette sul complesso ruolo dell’estetica nell’epoca della sua diffusione di massa. Il saggio segna il divorzio definitivo dell’'arte dall'’estetica come disciplina. L’argomento non è certo nuovo, e il fatto che il bello come categoria estetica non risponda più ai precetti dell'’arte è cosa nota. Basta pensare al ready made di Duchamp e alle conseguenze che ha prodotto sulle modalità di percepire e fruire l’opera d’arte, per comprendere i tanti lifting concettuali apportati dall'’Estetica nel corso del Novecento. Oggi però secondo l'’autore, il consenso di giudizio su cui potevano contare le categorie di bello, sublime e piacevole elaborate da Kant, viene definitivamente estromesso da due fattori caratterizzanti della nostra società: il concetto di istantaneità, nel senso che ritroviamo in Modernità liquida del sociologo britannico Zigmut Bauman, cioè di un tempo reale mediatizzato percepito come assoluto, e da quello di individualizzazione, articolato processo evolutivo della nostra società ben documentato nella Società del rischio del tedesco Ulrick Beck. Si tratta allora di ripensare le trasformazioni sociali, economiche nonchè artistiche avvenute negli ultimi decenni a partire dal concetto di modernità. Scrive l'’autore: "Quello che è sostanzialmente cambiato della modernità non è dunque la sua natura progressiva, quanto invece è cresciuta smisuratamente la sua velocità di progressione, Se c’è infatti un aspetto su cui ha inciso l’'aumento della velocità di progressione questo riguarda l'’idea e la sensazione che abbiamo del tempo, del suo scorrere e di una sostanziale perdita del passato e del futuro.” Quel che ne consegue è allora la contrazione del tempo nell'’istante presente. Questo spiega perché, sostiene l'’autore, l’'arte contemporanea non si suddivide più in movimenti artistici, ultimo in ordine di tempo la transavanguardia, ma in percorsi di ricerca individuali. La continuità linguistica e quella stilistica, un tempo segno di coerenza e qualità del lavoro dell’'artista, lasciano il posto alla mobilità e al fluire tipico dei media e del mercato. In virtù del suo essere in presa diretta col mondo, l'arte è divenuta relazionale, l’'opera site specific e l'’artista una sorta di zelig pronto a modificare il proprio linguaggio e ad adattare l'’opera a luogo e circostanze di volta in volta diversi. L'’attitudine comune degli artisti di oggi infatti non è produrre un’opera, almeno non nel senso tradizionale di un oggetto da contemplare, ma una situazione, un evento che in sinergia con il visitatore, divenuto parte integrante del processo creativo, elabori un circuito di senso in grado di modificare la realtà o la percezione che abbiamo di essa. In questo ordine di cose l’estetica, privata degli assunti filosofici che le appartengono, diventa iperestetica, e mantiene con l’arte solo un rapporto di provenienza ma non d’identità. Eye see you di Olafur Eliasson è un esempio di come l'’arte s’intrecci a più piani col tessuto sociale, politico e civile, trasformando l'’opera in qualcosa di concreto e al contempo estraneo ai parametri estetici tradizionali. Dalle vetrine dei trecentocinquanta store Luis Vuitton sparsi nel mondo, prive dei prodotti di griffe per tutta la durata dell’evento, una scultura, una sorta di occhio luminoso, ci impedisce di guardare la vetrina. Il cerchio si chiude nel momento in cui i proventi delle vendite della scultura vengono devoluti in beneficienza all’'associazione 121Ethiopia creata dall’'artista e dalla moglie. Così il valore artistico si traduce in impegno civile e la massima estetizzazione/visibilità e la finalità sociale divengono gli indicatori di un'’arte che ha definitivamente oltrepassato l’'Estetica. Resta da chiedersi a questo punto se l’'Estetica sia in grado, anche alla luce del dibattito interno avviato di recente, di aggiornare i propri confini disciplinari e di affrontare le sempre più agguerrite strategie di cui si avvale l’'arte contemporanea.