Il Notturno di Chopin di Salvatore Brandanu edito da La Riflessione

Il Notturno di Chopin

Data di Pubblicazione:
2010
EAN:

9788862113229

ISBN:

8862113226

Pagine:
362
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Trama Il Notturno di Chopin

Ultimi anni dell'Ottocento. Nello stazzo padronale di Mònti d'Altòra vivono i Demartis, agiati proprietari terrieri: Paolo, che divide le attività imprenditoriali con la professione di avvocato, la madre Francesca Giagoni, donna saggia e virtuosa, e Lucia, una parente allevata dai Demartis come una figlia. Francesca è molto affezionata alla nipote, e quando si accorge che la ragazza è innamorata di Paolo la incoraggia e la protegge. Lucia si è fatta una donna fine e molto graziosa, e Paolo scopre di desiderarla. Ma poi succede qualcosa che lo allontana dalla ragazza: a Tempio incontra Anna Corsi, una signora di Siena, proprietaria delle terre di "Padula", e ne è affascinato. Anche la donna, che ha un doloroso passato, prova simpatia per il giovane ma gli chiede solo amicizia: è malata, e le resta poco da vivere. Nel salone della sua bella casa Anna ha un pianoforte. Una sera dice a Paolo: "Ti piace Chopin?" e suona il Notturno. "Quando non ci sarò più - gli dice - voglio che questo pianoforte lo tenga a casa tua". Anna, sempre più malata, lascia Padula, rientra a Siena e muore. Paolo cade nella depressione; ne uscirà grazie all'amore e all'affetto di Lucia. Uno spaccato di vita delle campagne della Gallura colto sullo sfondo tormentato della grande Storia nazionale.

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Il Notturno di ChopinDi B. ANGELA-29 marzo 2010

Il nuovo romanzo di Salvatore Brandanu, Il notturno di Chopin, ha il ritmo tranquillo e cadenzato della vita negli stazzi galluresi, come probabilmente si svolgeva alla fine dell'Ottocento, con improvvise accelerazioni, che, tuttavia, non interrompono il clima generale di serenità. Naturalmente non è senza significato che si tratti dello stazzo di una famiglia benestante e colta, almeno per quanto riguarda il protagonista, l'avvocato Paolo Demartis. Non che lo spettro della miseria sia assente, ma viene come riassorbito dalla tradizionale capacità dei Galluresi di reinserire nel processo produttivo chi ha avuto la sfortuna di esserne escluso. Si respira un clima di solidarietà reciproca, tipica di un mondo dove l'aiuto vicendevole da necessità è divenuto costume civile, che si esprime nella cortesia delle parole e dei gesti oltreché nella convivialità. L'invito a pranzo, il mangiare alla stessa tavola sono vissuti come piacere di stare insieme, di condividere nella mensa un pezzo di vita. I cibi, ricchi e gustosi nella loro semplicità, assumono il valore di simboli, espressione di una raffinata tradizione culinaria e di una gentilezza dell'anima veramente rare. La serenità dei cuori e la pacatezza dei toni sono agevolate dalla bellezza della natura, con i suoni e i colori in cui la vita dello stazzo è immersa. Si respira una saggezza antica, espressa efficacemente nei modi di dire, nelle risposte ai problemi che la vita pone, nella tranquillità degli animi. In quest'oasi di vita pastorale fervono le attività produttive: i lavori casalinghi delle donne, quelli duri dei campi, che, tuttavia, non conoscono le asprezze dei conflitti sociali, anzi manifestano la reciproca disponibilità tra datore di lavoro e lavoratore. Nel mondo appartato di Mònti d'Altòra la vita esterna irrompe, di tanto in tanto, in modi più o meno fugaci: sono i viaggi del protagonista a Terranova, a Tempio, nel Continente, oppure gli incontri con persone estranee; ma i due mondi non appaiono contrapposti, né si manifesta un sentimento d'inferiorità, anzi la vita bucolica è vissuta dai cittadini come una meta desiderata. Nell'universo compiuto e felice degli stazzi, a volte, fa la sua comparsa il male, sotto forma d'incendio o di assalto dei banditi, ma, alla fine, la solidarietà risulta vincente. I malviventi, tra l'altro, non sono galluresi. L'uccisione di Umberto I appare come un male lontano, che introduce un motivo tipico della cultura popolare: la superstizione, o, se si vuole, la magia, che chiude il romanzo con un'apparizione misteriosa e inquietante. Salvatore Brandanu, profondo conoscitore della Gallura, ci ha offerto una lettura penetrante e piacevole della sua terra. Tempio, 22 marzo 2010. Prof. Tomaso Panu