Un nome da torero di Luis Sepúlveda edito da Guanda
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Un nome da torero

Editore:

Guanda

Edizione:
3
Traduttore:
Carmignani I.
Data di Pubblicazione:
29 giugno 2017
EAN:

9788823516724

ISBN:

8823516722

Pagine:
224
Formato:
brossura
Argomento:
Narrativa di guerra e combattimento
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Trama Un nome da torero

Nel pieno della Seconda guerra mondiale, una collezione di antiche monete d'oro sottratta dalla Gestapo al suo legittimo proprietario, scompare. A rubarla sono stati due soldati tedeschi, che sognavano la libertà lontano dal loro paese. Cinquant'anni dopo, in una Berlino ormai liberata dal Muro, un ex guerrigliero cileno riceve da una compagnia di assicurazioni l'incarico di ritrovare il tesoro là dove uno dei due complici lo ha sepolto: nella Terra del Fuoco. Belmonte, il cui nome ricorda quello di un famoso torero, accetta la proposta, soprattutto per amore di una donna lasciata in Cile: ma la sua missione si trasforma ben presto in una gara micidiale. In quella stessa Berlino, infatti, un ufficiale dei servizi segreti della Germania Est, ormai disoccupato, viene a sua volta ingaggiato per recuperare il tesoro. Chi arriverà per primo alla Collezione della Mezzaluna Errante?  

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Recensioni degli utenti

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2 di 5 su 4 recensioni

Bello ma anche malinconicoDi r. paolo-1 dicembre 2014

Questo libro è una sorta di giallo, ma non è un noir nel vero senso della parola. Ci sono un mistero, un tesoro da ritrovare, un detective di nuovo in pista con un fondo morale a prova di bomba, perché lavora e vive quasi come un eremita dedicandosi a preservare un amore che si è rivelato infelice non perché non corrisposto, ma perché martoriato dalla dittatura cilena. Il nostro eroe torna in Patagonia alla ricerca di un tesoro nascosto dopo la fine della seconda guerra mondiale. Questo viaggio sarà l'occasione per una resa dei conti con vecchi nemici, ma anche per ritrovare il calore di una comunità che aveva quasi dimenticato, nella fredda e corrotta Amburgo dove vive in esilio. Bello, ma anche un po' malinconico e triste.

Un nome e un destinoDi T. Muarizia-26 settembre 2011

Scrittore magico che sa tenere compagnia con uno stile affascinante con descrizioni di paesaggi vivide e che inducono al desiderio di conoscere posti nuovi. La trama, poi, ha quasi il sapore delle avventure di Indiana Jones con meno colpi di scena ma una suspence mescolata a situazioni ceh rasentano la comicita' .

Un nome da toreroDi r. Travis-12 agosto 2011

Non credo, nonostante sia classificato come tale, che appartenga alla categoria del giallo, c'è un po' di suspense, si thrillereggia un po' , ma non è quello (per me) il nodo del romanzo. Il nodo sta nel crollo delle certezze del mondo post-89, e nella sua ricostruzione. Nel crollo degli ideali rivoluzionari e nell'adattarsi all'ora. Ma anche nella critica, sempre ed ovunque in Seplveda, di tutti gli ismi, anche se alcuni vanno anche combattuti, fino in fondo. Ed infine nella solidarietà degli ultimi, vuoi essi gli emarginati di Amburgo o gli sperduti abitanti della Patagonia (e ci si riuscirà un giorno ad andare? ). Così, il nostro buon cileno intreccia un po' di sue storie personali (i desaparecidos cileni in prima linea, ma anche la fuga in Europa, l'odio per i traditori che andavano ai concerti degli Inti Illimani per riconoscere i fuorusciti) con una storia di amicizia e di fuga al contrario, dall'Europa verso la "sua" Patagonia. Molte, un po' alla maniera delle cantate del Sud, sono le storie che si affacciano alle pagine. Trafilata vediamo la storia di amicizia tra lo sfortunato Ulrich che non riesce a scappare dalla Germania Est ed il riflessivo Hans che fugge con il bottino, ma che preferirà vivere del suo aspettando il ritorno di Ulrich. Poi la storia di Frank, ex-spia della Stasi che non riesce a riciclarsi nel nuovo mondo. E quella di Juan (il Seplveda mascherato) che cercherà di risolvere l'inseguimento ad Hans, a Frank e a tutto il suo passato, solo per amore di quella Veronica costretta all'autismo dalla brutalità pinochettiana (e non svelo nulla, che tutto viene detto nelle prime pagine) . Con quel leit-motiv del nome da torero (perché Juan Belmonte è stato IL torero, quello che ha portato la tauromachia nell'era moderna ed è stato UNO degli interpreti di Morte nel pomeriggio' di Hemingway), che non viene mai portato fino in fondo, ma sempre lasciato un po' lì, sospeso. In fin dei conti, un libro dolente, che gira e rigira intorno ad una ferita ancora aperta, senza riuscire a medicarla fino in fondo. E non un romanzo totalmente riuscito, anche se dignitoso. A me, come accennato sopra, rimarrà ancora negli occhi il desiderio di vedere Ushuaia, Punta Arenas e le praterie della fine del mondo.

Un nome da toreroDi c. lorenzo-28 ottobre 2010

Un giallo? forse, ma le il cadavere intorno a cui si dipana la vicenda è quello del comunismo, seppellito senza tanti complimenti con i vecchi compagni imborghesiti ma sempre crudeli, come erano stati nelle prigioni di Berlino Est o nella giungla del Nicaragua verso anarchici e trozckisti. Risulta evidente la disillusione di Sepulveda, innamorato respinto, tradito: il vecchio guerrigliero protagonista del romanzo ha capito la sua sconfitta e si è lasciato alle spalle solo il relitto di una amore e un pugno di amici. Quindi romanzo antiideologico, romanzo del fallimento di milioni di persone che hanno vissuto e lottato e spesso hanno sofferto e sono morti senza che sia servito assolutamente a nulla!