Necropoli di Boris Pahor edito da Fazi
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Necropoli

Editore:

Fazi

Collana:
Le strade
A cura di:
V. Aiolli
Traduttore:
Martin E.
Data di Pubblicazione:
24 gennaio 2008
EAN:

9788881128815

ISBN:

8881128810

Pagine:
280
Formato:
brossura
Argomento:
Olocausto
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Trama Necropoli

Campo di concentramento di Natzweiler-Struhof sui Vosgi. L'uomo che vi arriva, una domenica pomeriggio insieme a un gruppo di turisti, non è un visitatore qualsiasi: è un ex deportato che a distanza di anni è voluto tornare nei luoghi dove era stato internato. Subito, di fronte alle baracche e al filo spinato trasformati in museo, il flusso della memoria comincia a scorrere e i ricordi riaffiorano con il loro carico di dolore e di rabbia. Ritornano la sofferenza per la fame e il freddo, l'umiliazione per le percosse e gli insulti, la pena profondissima per quanti, i più, non ce l'hanno fatta. E come fotogrammi di una pellicola, impressa nel corpo e nell'anima, si snodano le infinite vicende che parlano di un orrore che in nessun modo si riesce a spiegare, ma insieme i tanti episodi di solidarietà tra prigionieri, di una umanità mai del tutto sconfitta, di un desiderio di vivere che neanche in circostanze così drammatiche si è mai perso completamente.

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1 di 5 su 1 recensione

Libro no all'latezzaDi L. Pina-26 marzo 2012

Questo è un libro sbagliato: strutturalmente sbagliato. Di fronte all'impossibilità di rappresentare in pieno l'orrore del campo di concentramento, Levi fa la scelta giusta e Pahor fa il contrario. Levi si concentra sugli eventi minori e minimi: il canto di Ulisse mentre si fa la fila per la zuppa, il vecchio Kuhn che ringrazia dio per essere miracolosamente scampato alla selezione, l'assurdo esame di chimica. Così il resto, quello che non si può rappresentare, echeggia sullo sfondo, e il lettore non può evitare di immaginarselo. Pahor ha la pessima idea di costruire il suo libro intorno a una visita, molti anni dopo, mescolato a semplici turisti, al campo nei Vosgi dove è stato detenuto; arrivati sul posto, ecco l'ondata dei ricordi. Ma così crea subito una distanza insanabile fra lettore e fatti narrati. Anzi: in questo libro i fatti non ci sono, ci sono solo ricordi: e sono ricordi altrui, che non mordono, non feriscono, perché quanto c'era di vivo in loro è stato da tempo attutito dal tempo. Poco colpisce veramente, pochissimo rimane in questa opera di un pallidissimo epigono.