Il nano di Pär Lagerkvist edito da Iperborea
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Il nano

Editore:

Iperborea

Collana:
Luci
A cura di:
F. Ferrari
Traduttore:
Giannini C.
Data di Pubblicazione:
24 marzo 2017
EAN:

9788870912227

ISBN:

8870912221

Pagine:
216
Formato:
brossura
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Trama Il nano

Scritto negli anni della Seconda guerra mondiale e ambientato in una corte rinascimentale italiana, "Il nano" è forse l'opera in cui più esplicitamente Lagerkvist si interroga sul presente: la guerra, la peste, gli avvelenamenti e i tradimenti narrati sono evidenti proiezioni delle tragedie di cui è testimone. Ma è soprattutto con l'inquietante figura del nano di corte che l'interrogativo si spinge fino in fondo, in un tentativo di capire perché periodicamente nella storia l'odio, l'indifferenza ai massacri, il trionfalismo bellico arrivino a prevalere su quei valori che rendono l'uomo umano. Il nano, che regge le fila dell'azione e attraverso il cui sguardo distorto veniamo a conoscenza di fatti e personaggi, incarna questa aberrazione, l'essere amputato della sua umanità fisica e spirituale che ubbidisce solo alla logica del potere. Disprezzando la corporeità in ogni sua manifestazione, dal cibo al desiderio, all'attaccamento alla vita, è nauseato dalla povertà, dalla malattia, dalla sporcizia dei profughi; privo di trascendenza, è cieco alla nostalgia dell'infinito, al dubbio e alle contraddizioni, alla gioia, all'arte e all'amore, scambiando per superiorità la propria limitatezza e per lucidità la propria mediocrità. Ma il nano non è che quella creatura "dal volto di scimmia che talvolta leva la testa, affiorando dai bassifondi dell'anima", è il "sosia" del principe guardato con un cannocchiale capovolto. Sterili, i nani sono generati dagli uomini, "appartengono alla razza umana e non vi appartengono, ospiti di passaggio, in una visita che dura da migliaia di anni". Scritto nei drammatici anni della seconda guerra mondiale, Il nano, benché ambientato in una corte rinascimentale italiana, è forse l’opera in cui più esplicitamente Lagerkvist si interroga sul presente: la guerra, la peste, la carestia, gli avvelenamenti e i tradimenti che sconvolgono il suo microcosmo romanzesco, sono evidenti proiezioni delle tragedie di cui è testimone. Ma è soprattutto attraverso la creazione dell’inquietante figura del nano di corte che l’interrogativo si spinge fino in fondo, in un tentativo, amaramente attuale, di capire perché periodicamente nella storia la distruzione, l’odio, l’indifferenza ai massacri, il trionfalismo della guerra arrivino a prevalere su quei valori che rendono l’uomo umano. Il nano, che regge le file dell’azione e attraverso il cui sguardo distorto veniamo a conoscenza di fatti e personaggi, è l’incarnazione di quest’aberrazione, l’essere amputato della sua umanità fisica e spirituale che ubbidisce unicamente alla logica del potere. Disprezzando la corporeità in ogni sua manifestazione, dal cibo, al desiderio, all’attaccamento alla vita, è nauseato dall’odore della povertà, dalla sporcizia dei profughi, dalla degradazione della malattia; privato di trascendenza, è cieco alla nostalgia dell’infinito, al dubbio e alle contraddizioni, al riso, alla gioia, all’arte e all’amore, scambiando per superiorità la propria limitatezza e per lucidità la propria mediocrità. Ma il nano non è che quella creatura “dal volto di scimmia che talvolta leva la testa, affiorando dai bassifondi dell’anima”: è il “sosia” del principe guardato con un cannocchiale capovolto. Sterili, i nani sono generati dagli uomini; “appartengono alla razza umana e non vi appartengono, ospiti di passaggio, in una visita che dura da migliaia di anni”.

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4 di 5 su 1 recensione

Il nanoDi V. Giacomo-3 ottobre 2010

crudele, il nano sembra ferire lo stesso lettore nel linguaggio diretto dell'autore. Ambientato in una corte italiana dell'epoca dei comuni, un nano spregiudicato e sadico narra la vita a castello. "nessuno è più grande del proprio nano"!