Mongolski bedeker
- Editore:
Quodlibet
- Collana:
- Compagnia Extra
- Traduttore:
- Parmeggiani A.
- Data di Pubblicazione:
- 28 gennaio 2009
- EAN:
9788874622634
- ISBN:
8874622635
- Pagine:
- 156
- Formato:
- brossura
Trama Mongolski bedeker
Il protagonista riceve una lettera da un amico che si è appena suicidato e che gli propone di andare al suo posto in Mongolia a scrivere una guida turistica. A Ulan Bator incontra un vescovo olandese portato lì da un sogno in cui è rimasto impigliato, incontra un ufficiale dell'armata rossa diventato buddista e gran lama, uno zombie francese dal passato lubrico, uno psicoanalista italiano di nome Andreotti, un'attrice di cinema che tutti dicono essere Charlotte Rampling. Come si intuisce la guida non sarà una guida secondo le norme turistiche. Tutto avviene all'hotel Gengis Khan, dove la vodka scorre a fiumi alimentando discussioni metafisiche sui tre tipi di tempo interiore, sulle teorie cosmologiche e sul mondo che probabilmente è un ologramma. Intanto i morti sembra abbiano formato un sindacato, e arditi accostamenti vengono fatti tra i labirinti vaginali e i caccia sovietici MIG 21. "Mongolski baedeker" (cioè guida della Mongolia) è una specie di romanzo semi-filosofico e semi-comico sull'incertezza di tutte le cose (parole comprese).
Recensioni degli utenti
Mongolski bedeker-7 aprile 2011
Una miscela incandescente di ossessioni magistralmente tracciati e emozioni coinvolgenti. L'autore-protagonista eredita da un amico suicida un lavoretto lasciato in sospeso: scrivere una guida della Mongolia. Ma l'autore-protagonista e' un uomo inquieto, cristiano, dichiaratamente destrorso e profondamente alcolista, normale quindi che si limiti a sognare Ulan Bator fra una sbornia e l'altra. Normale che questo sogno si sviluppi in una riunione di formidabili bevitori convenuti da quelle parti in maniere altrettanto strampalate: un vescovo olandese, uno psichiatra italiano di nome Andreotti, un cadavere francofono assai loquace. Bah, mi sono detto, gli slavi sanno scrivere quasi per forza, ma qui c'e' troppo narcisismo anche nell'odio verso se stessi. Trama e prosa hanno alti e bassi: i monologhi dei personaggi sono un buon motivo per leggere questo libro, i livorosi soliloqui alla Celine dell'autore non aggiungono nulla a quanto già si sa del mal di vivere. A parte questo, e' due giorni che ci penso: qualcosa vorrà pur dire.