Nel mondo a venire

Un uomo di poco più di trent’anni scopre di avere una malattia cardiaca potenzialmente fatale. Allo stesso tempo la sua migliore amica gli chiede di fare da donatore e di aiutarla a concepire un figlio, mentre la carriera di scrittore che persegue da tempo incontra finalmente un singolare e inaspettato successo. Tutti questi eventi, questi improvvisi stravolgimenti, sembrano riflettersi nel mondo circostante. Il clima di New York è cambiato, tempeste inaspettate scuotono i quartieri della città, la crisi rende tutti ansiosi e aggressivi. Non è certo il momento migliore in cui affrontare una carriera in ascesa, lo spettro della propria mortalità, o pensare a diventare padre. Ben Lerner è uno dei più interessanti nuovi scrittori americani, un autore che Jonathan Franzen ha definito «meravigliosamente divertente e intelligente, vivissimo e originale in ogni sua frase». In questo romanzo, che continuamente oscilla tra realtà e finzione, tra ironia ed emozione, con effetti sorprendenti, c’è l’ambizione di catturare e descrivere la vita contemporanea durante il crepuscolo di un impero che fatica a riconoscere il proprio declino, in un’epoca in cui la difficoltà di immaginare il futuro cambia il nostro rapporto con il presente e con il passato. E il futuro è il tema principale del romanzo, il futuro dell’arte, il futuro del capitalismo, il futuro del pianeta, o il futuro rappresentato da un essere umano non ancora nato, come quello che Alex aspetta nella scena finale. Al tempo stesso questo è un romanzo su New York condotto con sguardo consapevole della storia e della complessità della città, e col gusto dell’esploratore che ispirato dal poeta Walt Whitman si nutre nelle sue peregrinazioni dello spettacolo della vita, delle moltitudini, della pienezza, che in ogni attimo o luogo può scaturire e brillare di luce inaspettata.