La moglie afghana. Non tutte le donne sono nate libere di Fariba Nawa edito da Newton Compton

La moglie afghana. Non tutte le donne sono nate libere

Traduttore:
Bartocci M.
Data di Pubblicazione:
31 gennaio 2013
EAN:

9788854146037

ISBN:

885414603X

Pagine:
382
Formato:
brossura
Argomenti:
Studi sui generi: donne, Diritti umani
Disponibile anche in E-Book
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Descrizione La moglie afghana. Non tutte le donne sono nate libere

Fariba Nawa è una giornalista di origini afghane. Da piccola si è trasferita con la famiglia in America, e dopo 19 anni torna per la prima volta nella sua terra per conoscere il proprio popolo e riscoprire il sapore della sua infanzia. A Herat, sua città natale, la giornalista incontra il nonno, Baba Monshi, un intellettuale che è stato in prigione per le sue idee, giudicate troppo moderne. Il viaggio prosegue tra trafficanti, donne disposte a sacrificare la vita per far valere i propri diritti, giovani pusher, signori della droga, agenti infiltrati. Infine la giornalista incontra Darya, con la sua storia di tristezza e rassegnazione. Darya è una giovane "sposa dell'oppio", costretta dal padre, trafficante, a sposarsi con un signore della droga molto più vecchio di lei, che non parla nemmeno la sua lingua e ha già un'altra moglie e otto figli. Negli occhi intensi di quella bambina Fariba vede riflessa tutta la bellezza e la sofferenza delle donne afghane. In un libro a metà tra il romanzo e il reportage, Fariba Nawa ci racconta tutta la verità sul moderno Afghanistan, dilaniato da sanguinose lotte, conteso tra potenze straniere e lasciato in mano agli spietati signori dell'oppio.

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3 di 5 su 1 recensione

La moglie afghanaDi s. laura-10 febbraio 2014

La moglie afghana è un libro scritto da Fariba Nawa, una giornalista nata in Afghanistan e attualmente residente in California. In questo libro tenta di fare un ritratto della condizione della donna in Afghanistan raccontando senza veli la dura realtà che queste sono costrette a sopportare. Un libro molto bello e coinvolgente, anche se, a mio parere, i troppi fatti storici riportati in modo dettagliato fanno perdere, a volte, il filo della storia. Il racconto viene fatto in prima persona ed inizia con il ritorno della giornalista nella sua terra natale, dopo aver vissuto 18 anni in America.