Le minoranze orientali a Venezia (1300-1510) di Brunehilde Imhaus edito da Il Veltro

Le minoranze orientali a Venezia (1300-1510)

Editore:

Il Veltro

Traduttore:
Andriolli M.
Data di Pubblicazione:
1997
EAN:

9788885015357

ISBN:

8885015352

Pagine:
592
Acquistabile con la

Descrizione Le minoranze orientali a Venezia (1300-1510)

L'interesse del saggio, pubblicato in traduzione italiana dal manoscritto originale francese, sta nel fatto che la ricerca si fonda in gran parte su una documentazione inedita, tramite la quale l'Autrice ha delineato la storia di un movimento migratorio particolare. Vale a dire quello che ha toccato i paesi del Sud-Est europeo, i paesi slavi e arabi sul finire del Medioevo in direzione della città lagunare e della sua integrazione in un gruppo sociale veneziano, quello dei Popolani. La ricerca inizia dai primi anni del XV secolo, quando è segnalata per la prima volta la presenza d'orientali insediatisi a Venezia, e giunge fino al 1509, quando fu effettuato il primo censimento parziale della popolazione veneziana.

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5 di 5 su 1 recensione

RECENSIONEDi T. FRANCO-29 luglio 2008

Questo volume, pubblicato in traduzione italiana dal manoscritto originale francese, si fonda su una documentazione inedita, tramite la quale l'A., che ha compiuto i suoi studi prima all'Università di Tolosa e quindi presso la Fondazione Cini e l'Istituto Ellenico di Studi Bizantini e post-Bizantini di Venezia, ha delineato la storia di un movimento migratorio particolare. Vale a dire quello che ha toccato i paesi del Sud-Est europeo, i paesi slavi e arabi sul finire del Medioevo in direzione della città lagunare e della sua integrazione in un gruppo sociale veneziano, quello dei "Popolani". La ricerca inizia dai primi anni del XV secolo, quando è segnalata per la prima volta la presenza di orientali insediatisi a Venezia e giunge fino al 1509, poiché proprio in quell'anno fu effettuato il primo censimento parziale della popolazione veneziana. Si tratta di un periodo particolarmente importante nella storia delle comunità orientali. Migranti albanesi, greci, turchi, arabi, tartari: il fenomeno migratorio toccò numerosi paesi di lingua, religione e civiltà diverse. L'A. si chiede come la Dominante abbia potuto rendere stabili queste nuove colonie. Se i Veneziani solcavano i mari e si fermavano in numerosi porti del Mediterraneo, Venezia doveva, per cortesia quanto per opportuna reciprocità, permettere sia ai propri sudditi sia agli alleati di commerciare o di lavorare nella città. I sudditi politici diventavano così clienti, che da essa potevano legittimamente aspettarsi protezione ed asilo. L'arrivo di stranieri, spesso di condizione modesta, ed il loro insediamento nella città dei Dogi, rappresenta un fenomeno umano meritevole di essere studiato e ricco di conseguenze. Il flusso migratorio poteva rafforzare il tessuto sociale della città, colmare i vuoti esistenti negli effettivi della marina, dell'esercito e dell'arsenale, rinnovare i quadri economici ed influenzare la cultura veneziana? A questi interrogativi si propone di dare una risposta l'A. che esamina la politica, sempre lungimirante e saggia, della Repubblica, le categorie socio-professionali degli immigrati, il livello economico delle minoranze, i rapporti sociali, l'identità culturale e la mentalità religiosa degli stranieri. Già nel Quattrocento Venezia appare come multiculturale. Nel Cinquecento e nel Seicento, la compenetrazione delle culture e delle civiltà sarà una caratteristica propria di Venezia. Il multiculturalismo farà della Serenissima una delle espressioni politiche più brillanti e significative dell'età moderna. L'apertura della Serenissima alle correnti migratorie ha consolidato, nella nascente opinione pubblica europea, l'idea di una Repubblica lagunare che andava realizzando la sintesi di due mondi culturali: il mondo orientale e il mondo europeo. Ma attraverso questo afflusso di immigrati, continuamente rinnovato e continuamente assorbito, chi potrà mai dire se non ci fu, per il grande arricchimento della civiltà veneziana, tra tutti questi allogeni e Venezia, più che un'assimilazione degli immigrati da parte della Serenissima, una specie di «sposalizio» altrettanto benefico e felice di quello, consacrato ogni anno dal Doge, con quel Mare da cui nasce la fortuna della Città? Franco Tagliarini