Le mie illusioni danno sul cortile

Nulla scalfisce il cuore di Sacha, nessuna emozione, nessun tremore, nessuno scossone. Forse perché ha solo quattordici anni o forse perché sembra già aver vissuto tutto. Le mie illusioni danno sul cortile di Sacha Sperling è la storia vera di un adolescente parigino, troppo ricco e troppo abituato al lusso per sconvolgersi ancora per qualcosa. Sacha passa le sue giornate alla ricerca di qualcosa di diverso, di un brivido, ma niente di quello che si affaccia sulla sua giovane vita davvero lo scalfisce. Le ubriacature con gli amici, i piccoli furti nei negozi, le notti nelle ville di pseudo-amici, il sesso facile, non a pagamento, ma non per questo meno immediato e più desiderato. Tutto è scontato nella sua vita di giovane adulto. E se qualcuno penserà ai ragazzi maledetti di Bukowski si sbaglia perché il protagonista di questo romanzo verità non ha vent’anni e non è alla ricerca della libertà, ne ha solo quattordici e vorrebbe vivere. Che fine abbiano fatto gli adulti nella sua vita il lettore se lo domanda già alla terza pagina, ma queste figure oscure, inesistenti, inutili non fanno capolino nell’esistenza di Sacha. La sua è davvero una vita normale e i genitori, gli insegnanti, sembrano dare tutto per scontato, persino l’innocenza di un quattordicenne. Attanagliati dalla noia, i piccoli pasoliniani protagonisti di questo romanzo non hanno nulla dell’eroico, nulla di quel senso dell’avventura che ci si aspetta da un ragazzino. Le mie illusioni danno sul cortile è un pugno sullo stomaco necessario per guardare in faccia la realtà, per comprendere che quel tutto che viene dato agli adolescenti di oggi può solo danneggiarli e renderli inadeguati all’esistenza. La Parigi bene descritta nel romanzo disgusta, ammalia e sorprende prima Sacha e poi il lettore che si ritroverà a guardare con occhi diversi alla splendida capitale francese. Solo Augustin, amico inseparabile del protagonista, sembra voler aprire gli occhi a Sacha, fargli capire che non possono andare avanti così, altrimenti a trent’anni sprofonderanno nell’abisso. Ma anche Augustin diventerà noia?