Trama Mi racconto il mare
Oltre venti editori italiani (alcuni grandi, altri più piccoli, tutti molto autorevoli) hanno rifiutato, esplicitamente o implicitamente, per qualche motivo, la pubblicazione del romanzo di Léo Ferré, Benoît Misère, qui edito con il titolo Mi racconto il mare… Eppure con la morte di Ferré, avvenuta a Castellina in Chianti il 14 luglio 1993, l'umanità ha perso un genio, l'unico che si sia espresso nel campo della canzone di ogni tempo e paese, dove pure sono fioriti tanti straordinari talenti. Léo de Hurlevent, come si faceva chiamare agli inizi, fu definito da Jack Lang "memoria delle nostre rivolte, poeta delle nostre speranze". Louis Aragon affermò che "a causa di Léo Ferré bisognerà riscrivere la storia della letteratura in modo un po' diverso". André Breton lo annoverò tra i poeti del secolo. E anche il nostro Giovanni Testori parlò della sua opera come di un "eroico e sublime Canzoniere". Ma che dire di questo testo? Soltanto due cose. Il mare che Ferré si racconta in questo suo romanzo di formazione è quello della memoria, del sentimento e dell'immaginazione. Mare molteplice, mare immerso nella poesia e nella musica, mare immenso e girovago che le sue maree più travolgenti, alte o basse che siano, le fa nel cuore degli uomini, in cui riporta e dilava amori e orrori, eccessi e castità, segreti e affronti. E poi diciamo che è un romanzo di movenze insolite, di ombre fantastiche, di sonorità irrituali, di sapori doppi. Non un romanzo per tutti, senza però essere elitario. È una lettura per chi sa leggere tra le righe, sopra e sotto, per chi sa percorrerle in lungo e in largo, per chi sa incunearsi dentro le parole, per chi sa dilatarle, per chi sa voltarle e prendere quel che c'è scritto alle spalle di ognuna, carpirne l'altro mistero.