Il metodo del dunque e altri saggi sul lavoro del poeta

"È dovere del poeta rischiare movimenti dell'anima improvvisi e incontrollati, provocare, intervenendo nella sintassi, tempeste inaudite, dare al suo stile, alla sua lingua, quel sussulto tipico del corpo giovane, lo slancio dell'aquila verso l'alto". Le prose critiche di Odisseas Elitis, il poeta greco contemporaneo insignito del premio Nobel nel 1979, definiscono i termini e il senso del "lavoro" poetico. La poesia è una costruzione artigiana, una ricerca sulle parole, che punta contemporaneamente a effetti di grande intensità espressiva e di estrema tensione intellettuale. È insieme filosofica e lirica, mentale ma anche altamente sensuale; non c'è più, in essa, contrasto tra pensiero e sentimento. È, la poesia, una "terza dimensione", non soggetta alle tensioni e alle contraddizioni della vita quotidiana. Fa ricorso alle parole, ma "è interpretata nell'anima", e produce vibrazioni che, nei casi migliori, finiscono col non avere più alcun rapporto col significato originario delle parole adoperate."Con la pania, la bacchetta di vischio - dice Elitis, evocando gli umori fortissimi della sua terra greca e insieme trascendendoli nel continuo gioco della reinvenzione - puoi prendere gli uccelli, mai il loro canto. C'è bisogno di un'altra bacchetta, quella magica. Quando quest'altra sfiora le cose - le parole e le loro declinazioni - cade la vera notte e s'innalza il vero sole".