Matteo Ricci. Un gesuita alla corte dei Ming di Michela Fontana edito da Mondadori

Matteo Ricci. Un gesuita alla corte dei Ming

Editore:

Mondadori

Collana:
Oscar storia
Data di Pubblicazione:
15 gennaio 2008
EAN:

9788804574736

ISBN:

8804574739

Pagine:
347
Formato:
brossura
Argomenti:
Comunità e monachesimo cristiano, Cattolicesimo romano, Chiesa cattolica romana
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Descrizione Matteo Ricci. Un gesuita alla corte dei Ming

Il gesuita Matteo Ricci arrivò a Macao nel 1582 e, dopo aver soggiornato in varie città, si trasferì a Pechino, dove visse dal 1601 al 1610 alla corte dell'imperatore Wanli della dinastia Ming. Fu Ricci a scoprire che la Cina coincideva con il Catai descritto da Marco Polo e a farne conoscere per primo, attraverso le sue lettere e i suoi scritti, la cultura e le tradizioni. La vita del gesuita è qui raccontata dalla giornalista Michela Fontana che a Pechino ha vissuto a lungo.

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4 di 5 su 2 recensioni

Matteo Ricci e la CinaDi m. roberto-24 luglio 2010

Nella Cina del 1600 i musulmani sono già presenti da tempo e vivono nelle loro comunità. Si tratta di popolazioni locali convertite. Così “Vi erano numerose famiglie ebree a cui era consentito professare la fede in una grande sinagoga appena restaurata” (Pag. 253). Nel Catai di Marco Polo, secondo la sua descrizione nella “La descrizione del mondo”, vi sono comunità cristiane “… l’esistenza sul territorio cinese di comunità cristiane i cui membri venivano chiamati «adoratori della croce».” Le popolazioni cristiane furono nel tempo completamente sinizzate e nel 1600 erano completamente scomparse nella loro tradizione religiosa, anche per esaurimento di contatti con le Chiese cristiane occidentali. In Cina “I cinesi non fossero particolarmente interessanti a scoprire ciò che succedeva al di fuori dei loro confini” (Pag. 37) perciò Matteo Ricci entrò in un mondo totalmente diverso e con molti pregiudizi da entrambi le parti. La storia di Matteo Ricci è la storia del fenomeno della ‘’inculturazione’’ che tante diatribe crearono all’interno del cattolicesimo. Ricci, studiò il cinese, amo la filosofia di Confucio in cui vedeva molti punti di riferimento con il cattolicesimo, vestì abiti di seta da letterato cinese, utilizzo usi e costumi da cinese. Fu amato dai cinesi proprio per questo tanto da essere considerato uno di loro. Fece opera di conversione soprattutto negli ambienti alti, quella dei letterati e dei funzionari. Sapeva che fra le classi basse non avrebbe quel successo culturale e religioso aspettato, i contadini cinesi non distinguevano neppure fra buddismo e taoismo e avrebberò accettato il cristianesimo come un nuovo Dio da adorare. “Seguendo le indicazioni di Matteo Ricci, i gesuiti avevano sempre permesso ai cinesi convertiti di osservare i tradizionali riti in onore dei defunti e degli antenati, e di partecipare alle celebrazioni di Confucio”. (Pag. 305) Fu l’arrivo di missionari francescani e domenicani che consideravano la tollerenza un permissivismo verso l’idolatria a far nascere tanti problemi in questa accettazione. L’altro grande problema nelle conversioni fu la poligamia, altamente diffusa nelle classi benestanti. Difficilmente un funzionario, anche se accettava i principi filosofici del cristianesimo e le regole comportamentali, poteva rinunciare alla poligamia.

Il "cinese" tra i cinesiDi M. Laura-13 luglio 2010

Da Macerata alla Cina con la Compagnia di Gesù per portare il cristianesimo nella terra di Confucio. La storia della missione di Padre Matteo Ricci e dell'incontro tra Europa e Cina, tra cultura occidentale ed orientale. Testo ben scritto, approfondito, ricco di dettagli e descrizioni.