Maria Occhipinti. Una ribelle del Novecento di Silvia Ragusa edito da Prospettiva Editrice

Maria Occhipinti. Una ribelle del Novecento

Collana:
I territori
Data di Pubblicazione:
1 gennaio 2008
EAN:

9788874185313

ISBN:

8874185316

Pagine:
120
Formato:
brossura
Acquistabile con la

Descrizione Maria Occhipinti. Una ribelle del Novecento

Grazie, Franca. Sono Maria, Maria Occhipinti e voglio ringraziarti per aver pensato a me nel giorno della festa della donna. Vorrei farlo di persona ma, nonostante la mia resistenza, la malattia m'inchioda. È il 10 marzo del 1994. Maria legge la pagina che la racconta sulla cronaca de "La Sicilia" di Ragusa e telefona alla giornalista che firma l'articolo. D'istinto, con la spontaneità e la carica che hanno fatto di lei la "Donna" di Ragusa. "Non puoi capire quanto sia importante che si parli di me proprio a Ragusa, la mia città, quella stessa città che mi ha reso la persona che sono, che mi fatto vivere un'altra vita". E giù a parlare fino a stancarsi. E poi ancora lettere, poche parole in tantissimi fogli: il male che la sta uccidendo le rende difficile, sofferta, la scrittura. Ma lei non desiste. Poesie, aneddotti e pensieri a ruota libera. Maria, la pasionaria, non ha argini. La sua mente, libera come nessuna, spazia in ogni angolo della vita e ne sviscera ogni più piccolo, e in apparenza insignificante, aspetto. Maria non ha perso nulla della curiosità bambina. Vuole sapere della mia vita, delle mie idee, di Ragusa e dei ragusani. Una ferita aperta.

Fuori catalogo - Non ordinabile
€ 12.00

Recensioni degli utenti

e condividi la tua opinione con gli altri utenti
5 di 5 su 1 recensione

Maria Occhipinti: una donna libera del Novecento. Di n. giuseppe-31 gennaio 2009

Ragusa, 4 gennaio 1945. Quella fredda mattina non sarebbe stata come le altre. Si preannunciava una giornata gravida di eventi che avrebbero dato inizio a quei tumulti passati alla cronaca come il movimento del "non si parte!". "Lasciateli! Mi ucciderete, ma voi non passate". Questo è il grido, secco ed asciutto come i suoi grandi occhi, di una giovane donna che, incinta di cinque mesi, stesa supina davanti alle ruote di un camion carico di giovani "rastrellati" per la coscrizione militare, si oppone col proprio corpo cercando di facilitare la fuga a quei poveri disgraziati. Scoppia il tumulto. I soldati sparano contro la folla, mentre i giovani gridano di non essere "carne da cannone". Si tratta di una sollevazione antimonarchica ed antimilitarista che trae linfa dal profondo malessere della popolazione, "spossata dalla guerra e sfiduciata da ogni governo". A farsi partecipe di tale condizione di disagio e di frustrazione è la giovane Maria Occhipinti. Ma chi è questa donna che ha illuminato quella "zona grigia" dal dopoguerra agli anni '90 del Novecento? A tale domanda risponde, in maniera brillante, con un testo espositivo trascinante ed appassionato, corredato da una vasta ed articolata bibliografia, Silvia Ragusa, giornalista ragusana, con la sua tesi di laurea Maria Occhipinti. Una ribelle del Novecento che di recente ha avuto un esito a stampa per la Prospettiva Editrice (Roma, pp. 120). Anni durissimi quelli vissuti da Maria (classe 1921), una donna che porta in sé la condizione "tragica" di "donna libera". Popolana di estrazione, cresce in un ambiente dove alle donne, come diceva il siciliano Borgese, "mancava perfino la forza di gemere". Un ambiente nel quale la servitù delle donne è anche una servitù volontaria, vissuta come cosa naturale. La Occhipinti, per la sua tenacia, per il suo spirito libero e indomito, diviene subito una "ribelle" in controtendenza allo spirito arcaico della sua famiglia, immersa in una società contadina "incapace di mettere balsamo nel cuore". La ribellione di Maria consiste nell'affermare in maniera prioritaria il diritto proprio alla parola, alla manifestazione ed alla testimonianza. Un percorso di vita in cui prende coscienza dei grandi interrogativi esistenziali e sociali attraverso un accanito impegno intellettuale, politico e letterario che s'innesta negli anni della seconda guerra mondiale. Protagonista della storia e simbolo dell'insurrezione scoppiata con la nuova chiamata alle armi, la Occhipinti lotta in prima linea facendosi carico di "tutta la stanchezza di vent'anni di stenti, di continue guerre, di una situazione di estrema povertà in un contesto di violento e soffocante autoritarismo", divenendo in tal modo "la bandiera della rivolta". Momento epico della sua vita che sfreccia come una meteora nell'oscuro cielo della repressione giudiziaria. "Sguardo saettante in un volto sereno, capelli crespi e vaporosi2, combattiva, di sinistra, "unica donna iscritta alla Camera del Lavoro e membro del Partito Comunista", non si capacita che a chiuderla in galera, in quel gennaio 1945, sia la nuova Italia democratica e antifascista. Subisce anche il confino. Gli anni successivi vedono Maria peregrinare all'estero (Marocco, Francia, Canada, New York), dove rimane per molto tempo. Lavora duramente ma trova il tempo di scrivere. Politicamente avvia una forte critica con le forze politiche, compreso il suo partito di riferimento, il Pci, che hanno liquidato i moti ragusani come frutto di manovre separatiste o di un "rigurgito" fascista. L'affettuosa simpatia di alcuni intellettuali non basta a creare consenso intorno al personaggio della levatura della Occhipinti, comunista dal cuore anarchico. Il saggio di Silvia Ragusa va ben oltre l'intento espositivo delle vicende storiche rese più complete dall'utilizzo di una vasta ed articolata bibliografia a corredo del testo. L'Autrice, con quel suo stile "trascinante", appassionato ed appassionante, presenta la figura di Maria Occhipinti anche nelle vesti di scrittrice e poetessa cogliendone non solo lo spessore letterario, scavando al di là del sostrato politico e di lotta, ma anche quello di una donna "allo stesso tempo coraggiosa e fragile". Le stanche membra di Maria trovano riposo nell'agosto del 1996. Giuseppe Nativo