Maree di mezzanotte. Una storia tratta dal libro Malazan dei Caduti vol.5 di Steven Erikson edito da Armenia
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Maree di mezzanotte. Una storia tratta dal libro Malazan dei Caduti vol.5

Editore:

Armenia

Data di Pubblicazione:
16 ottobre 2015
EAN:

9788834430316

ISBN:

883443031X

Pagine:
860
Disponibile anche in E-Book
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Trama Maree di mezzanotte. Una storia tratta dal libro Malazan dei Caduti vol.5

La riscoperta di un arcaico artefatto ormai dimenticato semina morte e distruzione nel mondo. La guerra tra l'antica genia dei Tiste Edur e i Lether prosegue senza posa; questi ultimi hanno assoggettato tutti i popoli vicini, tranne i rivali del momento. Il conflitto, anche se rappresenta la continuazione di una battaglia tra esseri ancestrali, evoca in qualche modo il nostro mondo. Difatti la società dei Lether segue scrupolosamente i dettami del libero mercato e molti dei suoi cittadini, a vari livelli, vivono al di sopra dei propri mezzi e si sono indebitati fino al collo. I Tiste Edur, invece, hanno impostato la propria esistenza alla luce di concetti quali l'onore e lo spirito comunitario, ma la loro società rischia di crollare nel momento in cui viene a scontrarsi con la rapacità dell'espansionismo commerciale dei Lether, che richiede instancabilmente nuove risorse oltre che nuovi sudditi da sfruttare.

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5 di 5 su 1 recensione

100% Human!Di S. Maria Vittoria-14 agosto 2010

Si potrebbero spendere fiumi – anzi, “maree” – di parole, senza neanche forse riuscire a cogliere tutti i pregevolissimi aspetti della scrittura eriksoniana e dunque di questo volume. Come anticipato dagli stralci in copertina, i Letherii e gli Edur rappresentano due stili di vita agli antipodi, e il loro scontro può essere immaginato come un confronto tra civiltà occidentale e orientale di oggi: quella Edur è un’esistenza fatta di tempi lenti, gesti misurati e valori fortemente idealizzati; la vita di un’abitante di Letheras, invece, conosce solo il dio Denaro e il Male del Debito, concependo come legittimo diritto il Potere, che si concretizza nell’atto pretenzioso di sottomettere qualsiasi popolo per arricchirsi ulteriormente. Ma anche qui le due medaglie hanno i loro risvolti: la filosofia di vita Edur, con la sua rigidità e le sue formalità, non sempre risulta adeguata alle circostanze pratiche e ai desideri degli Edur stessi; e la corsa all’accumulo di ricchezze dei Letherii non fa che trascinarli in una miseria di valori che non fa distinzione tra ricchi e poveri. C’è quindi anche un aspetto “sociologico” in questo romanzo che non può che costituirne un valore aggiunto (1 a 0 contro chi ancora sostiene che il Fantasy sia pura evasione). Come ci abituati l’autore, i personaggi in gioco sono parecchi e tutti sapientemente delineati; nello specifico, io li dividerei secondo le due fazioni Letherii ed Edur: per gli Edur abbiamo i fratelli Sengar, e in particolare Trull (l’erore del dubbio, esempio di tutte quelle debolezze che ci rendono umani, ci fanno sentire vivi), Fear (secondo me non è casuale che uno che si chiama “Paura” sia proprio il personaggio che dà un’immagine di sè come guerriero temerario e poi rivela anche lui una natura fragile e una fede di certo non incrollabile) e Rhulad (il giovane avventato che è solo una pedina nel gioco divino, un gioco che lo rivestirà d’oro ma ogni moneta peserà sulla sua carne come un macigno); dalla parte dei Letherii troviamo altri tre fratelli (simmetria anche questa casuale?), ovvero i Beddict: Brys (il campione del re, l’eroe senza macchia, ma non fino alla fine…), Hull (il traditore, ma con un grande desiderio di redenzione, e dunque non una persona meschina bensì un altro uomo pieno di illusioni e tristezza) e Tehol (il genio della truffa, una piacevolissima nota d’acuta ironia, che però cela anche una grande tenerezza e umanità); sempre tra i Letherii annoveriamo Seren Pedac, una donna estremamente tormentata e che, come lascia intendere il finale, non esaurisce in questo romanzo il suo ruolo. Enumerare tutti i personaggi di questa storia è impresa ardua, ma mi basta dire una cosa per tutti: essi sono meravigliosamente umani, come sempre nello stile eriksoniano. Le loro bramosie, ossessioni, desideri, paure, lordure, e chi più ne ha più ne metta, emergono dai gesti e dai dialoghi senza bisogno che l’autore porti la pappa in bocca al lettore (dopotutto noi masochisti lettori di Erikson siamo già abituati a spremerci le meningi, abbiamo la pelle coriacea noi!). Lì c’è tutta l’umanità aspirata senza filtri, ci sono io e ci siete tutti voi (2 a 0 contro chi ancora sostiene che Erikson abbia un deficit in caratterizzazione dei personaggi).