Q di Blissett Luther edito da Einaudi

Q

Editore:

Einaudi

Data di Pubblicazione:
1999
EAN:

9788806147402

ISBN:

8806147404

Pagine:
636
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Descrizione Q

In questo libro, costato anni di lavoro e di ricerca, il misterioso Luther Blisset, nome multiplo sotto il quale agisce un nucleo di destabilizzatori del senso comune, ha per la prima volta affrontato la forma del romanzo. Il risultato è un romanzo storico che è anche un giallo mozzafiato, nonché un trattato sull'inganno, sulla beffa e sulla falsificazione, animato da una folla di figure, dove il Bene e il Male si scontrano e si mescolano spesso negli stessi personaggi: il misterioso Q, la spia che tradisce i suoi compagni di lotta, e il Sopravvissuto, una sorte di Nessuno nel quale ognuno, se vuole può riconoscersi, che attraversa le epoche disincantato, feroce e animato da molto terrestri pulsioni.

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4 di 5 su 3 recensioni

Quesito sQuisito e disQuisitoDi V. susanna-14 novembre 2010

Il romanzo "Q" del collettivo di scrittori che si cela sotto lo pseudonimo Luther Blisset, ad oggi Wu Ming, è un romanzo storico assolutamente imperdibile. Il personaggio di Q, il cui nome è una semplice lettera, un codice, rappresenta tutti quegli individui che tengono realmente le fila del potere e che governano nell'ombra alle spalle dei politici patinati, dei politicanti da coperina. La segreta lotta tra riforma luterana e controriforma, tra il protagonista (anonimo) ed il suo antagonista Q, il quale "nell'affresco è una figura di sfondo, mentre al centro campeggiano il papa e gli imperatori", è capace di appassionare il lettore, che non può fare a meno di divorare le oltre seicento pagine scritte magistralmente dai Blisset.

capolavoroDi C. Andrea-9 settembre 2010

Che altro dire? solo perdetevi in questa splendida storia che intreccia luoghi e tempi lontani, ma forse anche vicini. Il seguito non sarà purtroppo altrettanto appassionante ma vi assicuro che i personaggi vi rimarranno dentro per molto tempo

Peccato sia fuori catalogoDi S. Bruno-21 maggio 2009

E' una appassionante cronaca dei moti popolari antifeudali che insanguinarono la Germania del XVI secolo, qui narrati in prima persona e in forma di diario da un immaginario protagonista, la cui vera identità resterà sempre celata sotto i falsi nomi che egli di volta in volta si attribuisce per sfuggire ai suoi persecutori. Assolutamente veri sono invece i nomi dei molti personaggi storici che la narrazione fa rivivere, come pure storicamente accadute sono nella sostanza le vicende narrate. Dietro questa ricostruzione si vedono davvero "gli anni di lavoro e di ricerca" cui solo accenna qui sopra la "Descrizione", e quindi non si può certo liquidare l'opera in maniera sbrigativa e derisoria, soprattutto da parte di sedicenti appassionati di storia (forse di storia della chiesa cattolica?). Per me invece è stata una lettura entusiasmante anche perché istruttiva, in quanto mi ha sollecitato a documentarmi su un interessante periodo storico di cui mi erano rimaste solo vaghe reminiscenze scolastiche, per giunta molto distorte e parziali, dato il "periodo storico" alquanto codino, come del resto la mia insegnante, cui risale la mia lontana istruzione storica e filosofica liceale. Nulla sapevo infatti di queste rivolte contadine, nulla sulle stragi degli anabattisti, appena il nome del "massacro di S. Bartolomeo" perché proprio non si poteva ignorare... Certamente una breve prefazione per la collocazione storica dei fatti narrati - e forse l'avvertenza a guardare bene le date - avrebbero agevolato il primo orientamento dei lettori più pigri o meno smaliziati, tuttavia bisogna dire che una volta capito il sistema la lettura procede spedita senza bisogno di troppi ripassi. In ogni caso non è necessario essere cultori di storia per capire presto come leggere il libro. Quanto al linguaggio scurrile dei dialoghi sono assolutamente e ovviamente d'accordo con chi ha osservato che l'uso di un linguaggio forbito da parte dei lanzichenecchi avrebbe gettato inquietanti ombre di inattendibilità su tutto il lavoro. Quindi, se invece vogliamo concludere con una battuta, tutt'al più qualche personaggio più colto - penso a Pietro Perna - avrebbe potuto dire "ehi, fractinpodice...!", anziché "ehi, rottinculo...!"