La lunga corsa del Gattopardo. Storia di un grande romanzo dal rifiuto al successo di Gian Carlo Ferretti edito da Aragno

La lunga corsa del Gattopardo. Storia di un grande romanzo dal rifiuto al successo

Editore:

Aragno

Collana:
Zapping
Data di Pubblicazione:
1 maggio 2008
EAN:

9788884193544

ISBN:

8884193540

Pagine:
90
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Descrizione La lunga corsa del Gattopardo. Storia di un grande romanzo dal rifiuto al successo

La vicenda del "Gattopardo rifiutato", è una delle più clamorose eppure meno note dell'editoria italiana del Novecento. Su quella vicenda (che si è consumata tra il 1954 e il '58) continua a circolare la convinzione diffusa e tenace che il dattiloscritto del "Gattopardo" di Tornasi di Lampedusa venisse rifiutato da Elio Vittorini per due volte, presso le case editrici Mondadori e Einaudi di cui era allora consulente. Le cose andarono diversamente. Gian Carlo Ferretti ricostruisce la vera storia del "Gattopardo rifiutato" fino alla pubblicazione presso Feltrinelli. Una ricostruzione che illumina tutti gli aspetti dell'avventuroso processo, con rigore documentario e insieme gusto del racconto. Ne risulta una sorta di romanzo sul romanzo che, attraverso una serie di personaggi e di misteri, ristabilisce finalmente la verità. La vicenda editoriale è soltanto l'inizio della lunga corsa del "Gattopardo".

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2 di 5 su 1 recensione

La lunga corsa Di l. Maria-31 ottobre 2010

La vicenda editoriale del Gattopardo è complessa, permeata di misteri e leggende. E' anche in qualche modo archetipica - come il libro attorno cui ruota - della pachidermica macchina che muove il Paese e che è sistematicamente incapace di comprendere la grandezza. Per anni è girata la voce che Vittorini l'avesse rifiutato per i Gettoni e per Mondadori, di cui era consulente. Non fu esattamente così, anche se è vero che Vittorini il Gattopardo lo annusò e lo "intuì" senza amarlo né capirlo fino in fondo. Detto questo, il libro di Ferretti non è niente di che: un articolo che non fa che ricostruire la vicenda, dati d'archivio alla mano. C'è inoltre una certa ansia di giustificare l'operato di Vittorini che è francamente superflua.