Il mondo è una prigione di Guglielmo Petroni edito da Feltrinelli

Il mondo è una prigione

Editore:

Feltrinelli

Data di Pubblicazione:
4 aprile 2005
EAN:

9788807818479

ISBN:

8807818477

Pagine:
142
Formato:
brossura
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Trama Il mondo è una prigione

Tra il 3 maggio e il 4 giugno 1944, a Roma, il giovane letterato Guglielmo Petroni viene arrestato dai nazifascisti e condotto in carcere, dove subisce interrogatori e torture. Finché, con l'arrivo degli Alleati, viene salvato dalla condanna a morte e può far ritorno alla patria Lucca. Nuovamente libero, affronta il faticosissimo viaggio verso la città natale in preda a una sorta di smarrimento esistenziale e di spaesamento. Rievoca il tempo appena trascorso e ne ricava il dubbio che forse, in assenza di vera comprensione del prossimo e di vicinanza reciproca, non solo il carcere, bensì tutto il mondo si rivela una prigione. Scritto tra il 1944 e il 1945 e più volte ristampato, il libro è considerato tra i migliori esempi di memorialistica resistenziale.

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4 di 5 su 2 recensioni

Un altro Primo LeviDi b. alfio-24 febbraio 2012

Petroni non racconta un'epopea, prende le distanze da qualsiasi celebratività dell'eroismo e del sacrificio, vive quanto gli accade con una sorta di distacco emotivo, e più che sulla storia, la politica, la guerra, la tirannia si scopre a riflettere sulla condizione umana che tutti incarcera, sui muri dentro di noi prima di quelli intorno. E' il racconto, scarno come si deve a un toscano, della prigionia di carcere in carcere fino a Via Tasso di un giovane trovato a distribuire volantini in un'epoca dove il dissenso pagava e come. Per questo merita senz'altro la lettura.

Il mondo è una prigioneDi G. Giovanni-23 febbraio 2011

Approfittate del fatto che è stato ripubblicato da Feltrinelli. E' il racconto, scarno come si deve a un toscano, della prigionia di carcere in carcere fino a Via Tasso di un giovane trovato a distribuire volantini in un'epoca dove il dissenso pagava e come. Ma la storia non è finita qui: già allora Petroni avvertiva un doloroso senso di abbandono che feriva più dell'ambiente carcerario. Anche dopo la guerra questo perdurò: difficoltà economiche e ottusità editoriale e politica resero difficilissima la pubblicazione del libro. E come spesso avviene, i riconoscimenti arrivarono in massa dopo la sua morte. Se non altro un po' di diritti d'autore agli eredi, visto che lui, da uomo onesto, non aveva una lira.