La suburra. Sesso e potere: storia breve di due anni indecenti
- Editore:
Feltrinelli
- Collana:
- Serie bianca
- Data di Pubblicazione:
- 21 Aprile 2010
- EAN:
9788807171956
- ISBN:
8807171953
- Pagine:
- 238
- Formato:
- brossura
- Argomento:
- Corruzione politica
Descrizione La suburra. Sesso e potere: storia breve di due anni indecenti
Ministre sexy, telefoni bollenti e debitamente intercettati, immondizia programmatica, ciarpame elettorale. Dal compleanno della vergine di Casoria ai massaggi del Salaria Sport Village è come se un ridicolo e osceno diavolaccio avesse piantato i suoi artigli sull'agenda d'Italia. Maiali e farfalline, coca e complotti, tatuaggi, prostata, carne fresca e chirurgia estetica. Non c'è scandalo, ormai, che non se ne trascini dietro un altro peggiore. Addio paese tollerante e disincantato. Tra le macerie della politica e i relitti del buonsenso, il casting nazionale mette in fila aspiranti imperatori della decadenza, cortigiani velenosi, teledivi capricciosi, e poi lolite, paparazzi, papponi, carabinieri marci e trans dell'altro mondo. Due anni appena e in sconsiderata allegria il Palazzo trasloca alla Suburra, destinazione malfamata per eccellenza. E qui Veronica rompe, Zappadu scatta, Gianpi procura, D'Addario registra, "Repubblica" domanda, Feltri spara, Boffo cade, in Vaticano giocano a moscacieca, Marrazzo s'inoltra nella notte infernale, Brenda va a morire ammazzata, Bologna è espugnata dal Cinziagate e tra un appalto e l'altro la Cricca codifica il tariffario della tangente sessuale. Con ironico sgomento Filippo Ceccarelli delinea i moduli della pornocrazia senza alzare il ditino del moralista; si diverte piuttosto a interpretarne segni, presagi e risonanze con l'ausilio di oroscopi, pitture, mitologia, videogiochi frammenti di diario e di poesia, da Esiodo a "Novella 2000".
Recensioni degli utenti
La suburra. -15 Luglio 2011
Diario lugubre, ritratto di un paese che ha smarrito forse per sempre la sua identità. Diario di cronaca dal taglio dolente, è sì resa puntuta del sultanato in vigore, in cui patriarcheggia un potere cinto da ninfe che, furbe, stridulano in coro e s'innamorano ad immagine di chi l'immagine loro diffonde. Eppure, a leggerlo bene, il volume pare ancor più un ritratto in assenza dell'Italia che osserva, valuta e compra; spacchetta, odora e soppesa; apparecchia, mastica e ingoia ciò che altrove è considerato disgusto. Fissando negli occhi il potere che Ceccarelli scorge in riflesso chi tale l'ha reso. E se ciò corrisponde al vero poco conta far nomina di Silvio e Noemi, Guido e Patrizia, Monica e Piero. Poco conta perché a giudizio va posta la propensione-paese a mutare la malizia in arte, la furbizia in mestiere, la voglia in diritto. L'Italia, trimalcionesca alla tavola e felliniana in lenzuola, appare così ab aeterno Satyricon: ci si scrofi fin quando è possibile, fin quando conviene. In tale maniera ci si compone allo scranno e si gozzoviglia in albergo, si prega alla messa e si sceglie per strada, si carezza fanciulli e si ordinano escort. In tal maniera l'Italia, che è paese in cui la vittoria rende lindi morali, puliti e incomiabili, reca in destino il ritratto che d'essa dava Corrado Alvaro, in riferimento alla stagione più nera: sdraiata, a letto o su un divano, preferibilmente svestita, offerta in consumo al maschile, all'ingiusto, al mesto.
Satyricon Italia-15 Settembre 2010
La suburra, strada dal corpo di biscia, era il letamaio immorale dell’epoca Giulio-Claudia. Iniziava ai piedi del colle Esquilino per terminare allo spiano largo del Foro.Malfamata cloaca di luridi non mancava, pur tuttavia, di qualche casa patrizia occupata da liberti arricchiti e serventi squamosi. Sede inurbana in disprezzo del sole, viveva d’un ombra vinaccia in cui uomini e donne stagnavano mentre i bambini fuggivano come fuggono a un gesto sciami d’insetti, come fuggono a un passo branchi di topi. Nera di peste era nera di vizi nutriti a taverne, bische e bordelli, era nera di vizi incarnati a prostitute e lenoni, usurai e giocatori, tagliagole e corrotti. Fuori, all’orizzonte per sguardo, il Tempio di Nettuno, il Colosseo, l’Arco di Tito. Dentro, nel suo fondo più fondo, l’abietta abitudine al lercio, all’equivoco, al sozzo. Convinto che “per comprendere un’epoca e sfiorare qualche barlume futuro occorra visitare i posti malfidi e conoscere le genti in delirio” Filippo Ceccarelli, nota firma de La Repubblica, ha scritto per Feltrinelli "La suburra. Sesso e potere: storia breve di due anni indecenti". Diario di cronaca dal taglio dolente, è sì resa puntuta del sultanato in vigore, in cui patriarcheggia un potere cinto da ninfe che, furbe, stridulano in coro e s’innamorano ad immagine di chi l’immagine loro diffonde. Eppure, a leggerlo bene, il volume pare ancor più un ritratto in assenza dell’Italia che osserva, valuta e compra; spacchetta, odora e soppesa; apparecchia, mastica e ingoia ciò che altrove è considerato disgusto. È fissando negli occhi il potere che Ceccarelli scorge in riflesso chi tale l’ha reso. E se ciò corrisponde al vero poco conta far nomina di Silvio e Noemi, Guido e Patrizia, Monica e Piero. Poco conta perché a giudizio va posta la propensione-paese a mutare la malizia in arte, la furbizia in mestiere, la voglia in diritto. L’Italia, trimalcionesca alla tavola e felliniana in lenzuola, appare così ab aeterno Satyricon: ci si scrofi fin quando è possibile, fin quando conviene. In tale maniera ci si compone allo scranno e si gozzoviglia in albergo, si prega alla messa e si sceglie per strada, si carezza fanciulli e si ordinano escort. In tal maniera l'Italia, che è paese in cui la vittoria rende lindi morali, puliti e incomiabili, reca in destino il ritratto che d'essa dava Corrado Alvaro, in riferimento alla stagione più nera: sdraiata, a letto o su un divano, preferibilmente svestita, offerta in consumo al maschile, all'ingiusto, al mesto.