Quel che resta della vita

Quel che resta della vita è un romanzo della scrittrice israeliana Zeruya Shalev. In un ospedale di Gerusalemme una signora anziana è distesa su un letto. Accanto a lei si sono stretti i due figli. La donna è giunta in quel momento della vita in cui ci si guarda alle spalle e si scruta il proprio passato. Cerca di tirare le somme di ciò che è stato, di ciò che ha fatto, tracciando un bilancio di quella che è stata la sua esistenza. Ripercorre le tappe più importanti, quei momenti che hanno segnato il suo destino: il rapporto con suo padre, l’infanzia trascorsa all’interno di un kibbutz e il matrimonio con un uomo sopravvissuto alla Shoah. E poi pensa ai suoi due figli, Dina e Avner. Ha trattato entrambi allo stesso modo? Ha dispensato affetto in maniera equilibrato tra i suoi due figli, come dovrebbe fare una madre? Oppure c’è stato qualcosa che l’ha portata a concedere più affetto ad un figlio anziché all’altro? Forse sì. Perché, se per Avner prova una sorta di adorazione, con la figlia Dina ha da sempre avuto un rapporto molto conflittuale. Avner fa l’avvocato e si batte per i diritti umani, è un uomo tormentato, angosciato dal suo lavoro e incapace nelle relazioni sentimentali. Dina invece, sposata con un fotografo, ha scelto di rinunciare alla carriera per dedicarsi al marito e alla figlia Nitzan, cercando di essere una madre diversa, più affettuosa rispetto a quella che ha avuto lei. Nel momento in cui Nitzan si allontana da casa, però, in Dina si spalanca un vuoto emotivo spaventoso. Per cercare di colmare la mancanza della figlia, in Dina nasce il desiderio di adottare un bambino abbandonato. Quel che resta della vita è un romanzo toccante, in cui Zeruya Shalev affronta grandi temi quali l’amore, la paura, la solitudine e la morte.