Leviatan di Julien Green edito da Longanesi
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Leviatan

Editore:

Longanesi

Traduttore:
Sereni V.
Data di Pubblicazione:
10 luglio 2008
EAN:

9788830425781

ISBN:

8830425788

Pagine:
274
Formato:
rilegato
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Trama Leviatan

Era sempre avvertita del mistero che, d'altra parte, non sarebbe mai riuscita a penetrare da sola. Ciò assomigliava a una beffa del destino, poiché una completa oscurità le avrebbe concesso, se non la felicità, almeno la tranquillità dell'ignoranza. Così invece non era permesso alla sua passione di assopirsi. Questa frase, detta a proposito della signora Londe, si può adattare a tutti i personaggi del Leviatan, nessuno dei quali sfugge alla propria personale passione: Guéret è preda di un amore che non gli da requie per Angèle, giovane lavandaia e stiratrice; la signora Londe è posseduta da un irrefrenabile e divorante curiosità; la signora Grosgeorge, ricca ma ormai avviata alla vecchiaia, da un demoniaca frenesia di rivalsa. Tutti sono dei prigionieri, dei sepolti vivi: Leviatan è una rappresentazione a tinte fosche e allucinate non già del carcere che è il mondo, ma della segreta da incubo in cui ogni individuo viene incarcerato dal proprio vizio.

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4 di 5 su 1 recensione

LeviatanDi S. Silvia-21 febbraio 2011

Mi hanno regalato questo romanzo per Natale. Leviatano è il mostro biblico che rappresenta la potenza primordiale priva di controllo. Julien Green scava nei meandri oscuri degli animi di quattro solitudini immerse nella noia della monotona provincia francese e porta alla luce la terribile condizione umana: basta una banale minima cosa perché si scateni il Leviatano, la belva terrificante che sta rintanata dentro di noi, in agguato, capace di esplodere con una forza inaudita e fare piazza pulita delle ipocrisie e del perbenismo di esistenze rinchiuse negli angusti confini della mediocrità. Ogni personaggio vive imprigionato nelle catene dell'infelicità, si crogiola nella perfidia e nella malvagità delle proprie azioni e passioni, abbandonandovisi con piacere, con la "gioia" di vedere fino a che punto si può cadere, e al contempo anela a liberarsene e ad evaderne; il Leviatano esplode con violenza, riuscirà nell'opera di liberazione dalla prigionia? Non c'è giudizio né condanna nelle parole dello scrittore che raccontano la tragica parabola di Paul Guerèt, incarcerato in un matrimonio con una donna che non ama e assetato d'amore, che si illude di trovare in Angèle, giovane lavandaia che vive anch'essa nell'illusoria speranza di raggiungere la meta impossibile, la felicità, abbandonando la vita che la costringe a fare la "zia" signora Londe per attirare i clienti nel suo ristorante, che per lei è fonte di guadagno ma soprattutto unico modo per soddisfare la sua divorante curiosità. Nessun giudizio viene espresso sull'infelice vita della signora Grosgeorge, costretta in un matrimonio con un uomo che disprezza come "una bestia che non si rassegna d'essere caduta in trappola e caccia la testa impazzita tra le sbarre della gabbia, quasi queste dovessero un giorno miracolosamente scostarsi". Vi è soltanto lo sguardo compassionevole dello scrittore che ci porge, quale metafora della tremenda condizione del genere umano, le drammatiche vicende dei personaggi del romanzo, accomunati dalla soggezione alla "volontà misteriosa che regola i nostri destini", che, apparentemente per caso, all'improvviso fa esplodere con violenza quel malessere sotterraneo che si cela in ognuno di noi. "Non esiste il caso. Esiste solo la malvagità del destino. E le sue perfidie, preparate di lunga mano, hanno un'apparenza fortuita solo perché ce ne sfugge la parte segreta".