Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana. 8 settembre 1943-25 aprile 1945
- Editore:
Einaudi
- Collana:
- Einaudi tascabili. Saggi
- Data di Pubblicazione:
- 10 settembre 2005
- EAN:
9788806178864
- ISBN:
8806178865
- Argomento:
- Storia del 20. Secolo dal 1900 al 2000
Descrizione Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana. 8 settembre 1943-25 aprile 1945
Centododici partigiani e patrioti vengono catturati dai tedeschi o fascisti e già sanno (o presumono) che saranno "giustiziati", cioè uccisi dal plotone di esecuzione e dalle torture che verranno loro inflitte. Scrivono ai familiari, alla madre, alla moglie, alla fidanzata, ai compagni di studio, di lavoro, di vita. Appartengono alle realtà sociali e culturali più diverse, sono stati presi (e saranno soppressi) nei luoghi e nelle condizioni più disparate. Tutti vivono, per la prima e ultima volta, l'atroce esperienza di "un tempo breve eppure spaventosamente lungo, in cui si toglie all'uomo il suo più intimo bene, la speranza", e in cui sono costretti, in preda allo smarrimento e all'angoscia, a "dare ordine" al proprio destino e al proprio animo.
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Recensioni degli utenti
W l'Italia libera!-5 gennaio 2015
«W l'Italia libera!» è l'esclamazione che troviamo nella maggior parte di queste lettere: lettere che chiedono perdono per aver trascurato parenti, fidanzate o amici, lettere che testimoniano l'ultimo pensiero, l'ultimo saluto di chi è consapevole che non vedrà la luce del sole, l'indomani... Emozionante raccolta delle ultime parole di chi ha dato la vita per un ideale nobile, nella speranza che i propri figli potessero vivere in un'Italia migliore. Dalla gente più semplice fino ai ceti sociali più alti, tutti gli autori sono raccolti sotto un unico grido: «W l'Italia libera!»
Documento fondamentale-25 maggio 2012
Lettura emotivamente coinvolgente e umanamente dolorosissima. Ciò che rimane, alla fine, è comunque un forte sapore di amaro in bocca. Questi uomini hanno offerto le loro vite nella speranza di poter garantire un paese di libertà ai propri figli. Ma è proprio questo il Paese "giusto e democratico" che credevano potesse nascere e svilupparsi dalle distruzioni di un terribile conflitto?