Lettera a Cristina di Lorena. Sull'uso della Bibbia nelle argomentazioni scientifiche
- Editore:
Marietti 1820
- Collana:
- Le vie
- A cura di:
- F. Motta
- Data di Pubblicazione:
- 1 gennaio 2000
- EAN:
9788821161186
- ISBN:
8821161188
- Pagine:
- 176
- Argomenti:
- Scienze: opere divulgative, Storia delle scienze
Descrizione Lettera a Cristina di Lorena. Sull'uso della Bibbia nelle argomentazioni scientifiche
La "Lettera a Cristina" è uno dei testi centrali della riflessione di Galileo sul rapporto tra scienza e fede; essa mette a confronto il libro della natura e il libro sacro sul rapporto mobilità-immobilità, centralità-non centralità di terra e sole, mostrando la singolarità dei due libri e dimostrando che non è pertinente leggere i caratteri della natura mediante il testo della Bibbia. La lettera è stata scritta da Galileo nel 1615; viene portata a stampa solo un ventennio dopo, nel 1636, presso gli Elzevier a Strasburgo, ed è accompagnata in parallelo dalla traduzione latina di Elia Diodati. Della Lettera abbiamo, accanto alla princeps, oltre una sessantina di esemplari manoscritti, un numero triplo rispetto a quelli sin qui noti. La storia del testo, il censimento dei manoscritti e i loro rapporti con la stampa hanno fornito i criteri per l'edizione critica. Essa è fondata sulla princeps, e fornisce in apparato le lezioni di una prima redazione individuata dal curatore nell'Archivio di Stato di Firenze, e di un testimone di una redazione posteriore, con edizioni autografe, conservata presso l'Accademia romana dei Lincei. Galileo Galilei (Pisa 1564 - Arcetri, Firenze, 1642) scoprì la legge che regola le oscillazioni del pendolo, perfezionò il cannocchiale, fece scoperte astronomiche quali le montuosità della Luna, la natura stellare della Via Lattea, i quattro satelliti di Giove, le macchie solari. Nel 1615 venne denunciato come eretico al Sant'Uffizio per la sua difesa della teoria eliocentrica copernicana. Dopo la pubblicazione del Dialogo sui massimi sistemi (1632) fu processato, condannato e costretto all'abiura e al confino nella villa di Arcetri.