Italiani dovete morire di Alfio Caruso edito da TEA

Italiani dovete morire

Editore:

TEA

Data di Pubblicazione:
24 maggio 2012
EAN:

9788850228553

ISBN:

8850228554

Pagine:
309
Formato:
brossura
Argomenti:
Seconda Guerra Mondiale, Guerra e operazioni di difesa
Acquistabile con la

Descrizione Italiani dovete morire

Il volume ripercorre l'orrendo massacro perpetrato dalla Wehrmacht contro la divisione Acqui nell'isola di Cefalonia, all'indomani dell'armistizio che l'8 settembre 1943 lasciò l'esercito italiano abbandonato a se stesso. Nelle battaglie morirono 9406 soldati: oltre 1300 caddero durante gli accaniti combattimenti che si svilupparono in tutta l'isola, in particolare tra il 15 e il 22 settembre, oltre 5000 vennero passati per le armi o fucilati dopo la resa, altri 3000, fatti prigionieri, scomparvero in mare a bordo di tre navi che urtarono delle mine.

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4 di 5 su 5 recensioni

Cefalonia 1943Di P. Roberto-27 aprile 2011

Il libro tratta la vicenda dei soldati italiani della 33a divisione "Acqui" che presidiavano l'isola di Cefalonia, sterminati dalla rappresaglia terdesca. Ottimamente realizzato, il libro racconta i retroscena la battaglia e l'eccidio in seguito alla sconfitta.

Gli eroi dimenticatiDi c. monica-15 febbraio 2011

Dopo l'Armistizio di Badoglio, che impose ali italiani di sospendere le ostilita' contro gli Alleati e di poter impugnare le armi solo se attaccati, i militari italiani presenti sull'isola di Cefalonia, si resero conto da subito che forse il nuovo nemico era diventato il vecchio amico: l'esercito Tedesco. Infatti, appena avvenuto il comunicato dell'Armistizio, il governo nazista diede avvio immediatamente "all'operazione Asse", il disarmo con le buone o con le cattive delle divisioni italiane da parte della Wehrmacht. I nazisti mossero immediatamente truppe su Cefalonia a rinforzo dei pochi soldati tedeschi presenti sull'isola, Berlino si apppigliò al cavillo della mancata dichiarazione di guerra da parte di badoglio per considerare ribelle o franco tiratore ogni italiano che non consegnasse le armi; per Hitler l'Italia ha già tradito, i soldati italiani sono traditori e quindi passabili per le armi. L'operazione Asse non aveva il solo scopo di disarmare i soldati italiani, aveva anche l'oscuro scopo di catturare e fucilare tutti gli ufficiali. Arrivò immediatamente l'ultimatum agli italiani: "punto uno continuare la guerra accanto ai tedeschi, punto due combattere contro i tedeschi, punto tre cedere pacificamente le armi". Il Generale Gardin, al comando della divisione Acqui in Cefalonia, definito il "tedescofilo" perché amico dei tedeschi, conosceva l'ambiguità e la falsità delle promesse tedesche, nessun italiano sarebbe tornato a casa, aveva avuto a che fare con gli squadroni della morte tedeschi sul fronte Russo, sapeva di cosa fossero capaci, cercò quindi una trattativa con gli ufficiali del vecchio alleato cercando di prendere tempo sperando che arrivassero i rinforzi, sperando che Badoglio e gli Alleati si ricordassero di loro. Non fu così. Nessun aiuto per la divisione Acqui, gli Alleati non volevano turbare Stalin, i comunisti greci dominavano il movimento partigiano e a fine guerra volevavo condurre la Grecia sotto l'influenza dell'URSS, c'era di mezzo il futuro della Grecia. I soldati italiani avevano giurato fedelta' al Re e alla Patria, l'Armistizio non li aveva trasformati in nemici dei tedeschi, loro dovevano soltanto sospendere le ostilita. Cedere le armi violerebbe l'Armistizio in più verrebbe a meno l'onore delle armi, principio caro ai militari. Gli italiani erano un esercito con arretrate attrezzature tecniche, comunicavano con le staffette, la maggior parte di loro parlava solo dialetto per cui i vari ordini dovevano essere tradotti e ritradotti da interpreti, nonostante cio' non vollero arrendersi ai tedeschi e iniziarono la loro offensiva. Molti di loro morirono in battaglia, la maggior parte di tutti questi "figli di mamma" come chiamava Gardin i suoi circa dodicimila soldati, vennero fucilati dai tedeschi. Feriti, malati, chi si era arreso fu fucilato da un apposito squadrone nazista. Tutti gli ufficiali furono catturati e passati per le armi contro ogni regola militare e umana. Affondarono navi colme di soldati catturati diretti ai campi di concentramento, affondarono navi colme delle salme delle loro vittime per coprire il loro crimine. In un solo caso l'Italia cercò di portare aiuto a questi soldati, ma l'Armistizio impediva all'Italia di disporre di navi soldati e aerei senza il consenso degli Alleati, consenso che fu negato e i soccorsi non partirono mai. Pochi sopravvissero alla strage di Cefalonia. Questi soldati combatterono in nome del Re e di Badoglio, nessuno li riconobbe come eroi, anzi, l'Italia si accanì contro quei pochi sopravvissuti adducendo scuse come atti di rivolta, di disobbedienza, di insubordinazione. La strage di Cefalonia per i Tribunali Italiani non è mai esistita, era più importante mantenere i buoni rapporti di politica estera con la Germania che tentava di difendere il buon nome della Wehrmacht, nonostante ad un processo a Norimberga questa straghe venne ripetutamente dibattuta punendo in modo lieve uno solo dei responsabili nazisti.

ottimoDi c. annalisa-24 ottobre 2010

Un libro che non è solo un racconto di fatti ignorati dalla maggioranza degli italiani ma che ha anche un grande valore storico e umano.

splendidoDi c. massimo-4 settembre 2010

Quante pagine della nostra storia sono state infangate da decisioni prese dall'alto senza considerare la vita degli esseri umani. Fortunatamente se ne parla sperando che non succeda più.

Un libro "Importante"Di L. Filippo-19 dicembre 2009

Un libro stupendo!Alfio Caruso ha scritto un libro che ha un valore storico;ogni pagina porta il lettore nella divisione Acqui,ma sopratutto ciò che successe a Cefalonia.Lascia l amaro in bocca e quel magone che è difficile da buttare giù.Senza voler esagerare,fa venire le lacrime agli occhi!Ciò che passarono le nostre truppe a Cefalonia fa male,ogni singola pagina fa male.Ma serve per capire!Leggendo si evince la cattiveria della Luftwaffe e della Wehrmacht,ma anche di come ragazzi di 20-25 anni hanno dato la vita per la nostra Italia fedeli ad un giuramento.Fa male leggere i nomi di questi ragazzi;fa male sapere che dopo esser stati fucilati furuno lasciati li a marcire al sole!Un documento storico di grande valore culturale;Alfio Caruso è riuscito a riportare alla luca un evento non molto conosciuto descrivendolo con molta accuratezza storica e trasformando questa "brutta vicenda" italiana in una specie di romanzo ma attenendosi a fatti, nomi e luoghi realmente esistiti. Un libro da non leggere prima di andare a letto, ma capace di non far staccare il lettore.