L' Italia contesa. Sfide politiche ed egemonia culturale di Aldo Schiavone edito da Laterza
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L' Italia contesa. Sfide politiche ed egemonia culturale

Editore:

Laterza

Data di Pubblicazione:
14 ottobre 2010
EAN:

9788842094852

ISBN:

8842094854

Pagine:
90
Formato:
brossura
Disponibile anche in E-Book
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Descrizione L' Italia contesa. Sfide politiche ed egemonia culturale

Per vent'anni abbiamo vissuto sotto l'ala di un turbine: globalizzazione economica e trasformazione politica. Due metamorfosi insieme: post-industriale e post-democristiana. L'Italia di oggi ci restituisce per mille segni l'immagine di un Paese provato, che perde colpi di continuo. E soprattutto con un motore politico penosamente inadeguato, incapace di autentica innovazione, che non fa nulla se non pasticciando, e alla fine non sembra concepire altra missione tranne la pura conservazione di se stesso e del ceto che lo controlla. Ma altre volte siamo stati capaci di riagguantare all'ultimo istante il filo della nostra storia. La posta in gioco è troppo importante per rassegnarsi, e dopotutto siamo qualcosa di più di un piccolo angolo di mondo.

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Aldo Schiavone - L'Italia contesaDi d. domenico maurizio-6 luglio 2010

Si tratta di un'indagine sulla società e sulla politica italiana. Al centro della sua riflessione una ricostruzione del fenomeno Berlusconi. Per un verso la destra italiana è stata l'interprete di un mutamento sociale comune a tutto l'Occidente: la crisi del modello taylorista, il tramonto dei grandi soggetti sociali, la molecolarizzazione delle rappresentanze e delle rappresentazioni con la prevalenza di modelli sociali individualistici orientati alla promozione del privato. E tuttavia, pur interpretando la modernità e le sue propensioni, questa destra è figlia della tradizione italiana e quindi di una atavica indifferenza verso le istituzioni e lo Stato di diritto. La peculiarità di Berlusconi consiste, dunque, nell'aver assicurato la continuità dell'anomalia italiana nel nuovo contesto mondializzato sopperendo al vuoto lasciato dalla DC e dal PSI; mentre la sinistra si attardava nel liberarsi da retaggi classisti e da schemi tipici del modello fordista keynesiano. Per Schiavone, tuttavia, Berlusconi non è stato in grado di consolidare una autentica egemonia culturale proprio perchè non ha mutato affatto la società italiana. Anzi, la parabola berlusconiana volge al termine e si colgono già accenti diversi nei discorsi di Tremonti e di Fini. Oggi, con la crisi mondiale dell'economi,a si intravede lo spazio per una nuova dialettica tra Potere - finanza, mercato, impresa - e Razionalità intesa come capacità di individuare gli obiettivi e di gestire lo sviluppo dei nuovi poteri. La nuova destra non proseguirà sulla strada del liberismo selvaggio e, anzi, già propone una critica alla globalizzazione. Sembra adombrare un modello sociale poco aperto che faccia dello Stato nazionale il principale ombrello protettivo contro i mali del Mondo: sul piano economico con il protezionismo; su quello culturale con il rifiuto della società multietnica e la riaffermazione del primato morale della Chiesa. A questa idea "piccola" dell'Italia una nuova sinistra deve contrapporre quella di una maggior integrazione dei mercati, di un maggior investimento in cultura e ricerca e di una società culturalmente aperta e plurale. In sintesi, la sinistra deve mettere al primo posto la modernizzazione del Paese. Il quadro non è completato da un progetto di integrazione politica transnazionale - l'unico in grado di affermare quella razionalità regolatrice dell'economia. Ma forse questa considerazione di ordine strategico esulava dalle finalità del libro.

Un nuovo inizioDi D. Marco-25 marzo 2009

Ho letto "L'Italia contesa" e ho molto apprezzato la prima parte del saggio (Venti anni dopo, pp. 5-30, e Una certa idea d'Italia, pp. 33-58): la analisi del fenomeno del berlusconismo mi sembra assai acuta e quasi totalmente condivisibile. L'unica obiezione riguarda la scarsa attenzione evidenziata dall'Autore per il geniale uso berlusconiano di immagini e simboli, che lo induce a sottovalutare il potere straordinario delle corazzate mediatiche del presidente del consiglio. A questo proposito, mi sembra quantomeno inquietante che l'idea di Schiavone secondo cui le televisioni di Berlusconi non avrebbero affatto giocato un ruolo fondamentale nella berlusconizzazione del Paese (p. 35) coincida sostanzialmente con quanto dichiarato in più occasioni da Fedele Confalonieri e da altri autorevoli esponenti di Mediaset e del PDL. Meno stimolante, e anzi assai deludente, mi è invece sembrata la pars construens del testo (La nuova politica, pp. 61-90): la lettura dei processi della globalizzazione è assolutamente banale e non affronta neppure superficialmente i grandi nodi economici, sociali e politici del fenomeno. Quanto alle proposte, esse appaiono un mix micidiale di 'nuovismo' di occhettiana (e sciagurata) memoria ('un nuovo inizio': p. 77), di velleitarismo umanistico ('un nuovo umanesimo': p. 89), e di ridicolo e inopportuno moralismo, tanto più perché proveniente da un noto esponente del mondo accademico italiano: un mondo che, negli ultimi venti anni, non ha certo dato luminosi esempi di etica e di moralità. Ma quello che più colpisce è soprattutto il maldestro tentativo di fare i conti con la tradizione della sinistra italiana ed europea, alla quale viene appunto opposto un vago progetto new age. D'altra parte, la cosa più usuale del mondo, in questi tempi in cui tentenniamo alla cieca, è di scontrarci, svoltando l'angolo più vicino, con uomini e donne nella maturità dell'esistenza e della prosperità, i quali, essendo stati ai diciott'anni, non solo le ridenti primavere dello stile, ma anche, e forse soprattutto, esuberanti rivoluzionari decisi a rovesciare il sistema dei padri e metterci al suo posto il paradiso, beh, della fraternità, si ritrovano ora, con una fermezza per lo meno uguale, impoltroniti in convinzioni e prassi che, dopo esser passate, per riscaldare e rendere più flessibili i muscoli, per una delle tante versioni del conservatorismo moderato, hanno finito per sfociare nel più sfrenato e reazionario egoismo. In parole non tanto cerimoniose, questi uomini e queste donne, davanti allo specchio della propria vita, sputano tutti i giorni sulla faccia di quel che sono stati lo scaracchio di ciò che sono.