L' umorismo di Luigi Pirandello edito da Mondadori
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L' umorismo

Editore:

Mondadori

A cura di:
G. Langella , D. Savio
Data di Pubblicazione:
19 luglio 2019
EAN:

9788804711360

ISBN:

8804711361

Pagine:
256
Argomento:
Prosa letteraria
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Descrizione L' umorismo

Composto nel 1908 e rivisto nel 1920, "L'umorismo" è un libro a doppio fondo: un saggio accademico che nasconde il nocciolo della poetica di Pirandello, come testimonia la dedica «alla buon'anima di Mattia Pascal». Il campo di applicazione dell'umorismo non è la natura, ma l'uomo, in quanto dotato di desideri e volontà: sulle sue miserie fa presa il "sentimento del contrario", costringendo il lettore a rimanere sospeso tra riso e pianto. Pirandello rivela nel saggio come sia la compassione a guidarlo nella rappresentazione dei personaggi, allontanandosi nettamente dalle altre declinazioni del ridicolo (il comico, il grottesco, il satirico). Questa edizione dell'"Umorismo", che propone il testo del 1908, mette in luce la vastità delle ispirazioni di Pirandello e insieme il legame tra letteratura ed esperienza umana, dimostrando che il saggio è anche un'autobiografia intellettuale, l'attraversamento appassionato dei modelli di una vita.

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4 di 5 su 3 recensioni

L'umorismoDi M. Marta-13 settembre 2011

- Nel saggio intitolato L'umorismo, Pirandello parla di una vecchia signora che si trucca e si agghinda come una giovinetta. La prima reazione nel vederla così conciata è sicuramente di ridere perché la signora è il contrario' di ciò che dovrebbe essere. Questo è il momento comico dell'avvertimento del contrario, ma poi interviene la ragione che, con la sua riflessione, scopre che quel modo di truccarsi ed agghindarsi a quell'età è solo una forma di autoinganno. Infatti la signora ha paura della vecchiaia e cerca di allontanarla in questo modo. Si ha così il sentimento del contrario perché alla comicità subentra la pietà e il dramma della povera donna. Quindi per Pirandello comico e tragico si incrociano. Ad esempio nel Fu Mattia Pascal, al suo ritorno il protagonista trova una coppia sposata. Le sue reazioni sono una risata omerica prima, il pianto in gola dopo. Proprio queste reazioni porteranno alla scrittura del Fu Mattia Pascal.

L'umorismoDi M. Marta-13 settembre 2011

Nel 1908 Pirandello scrive "L'umorismo". A quei tempi, l'autore siciliano non aveva ancora letto il saggio di Freud "Motto di spirito", ma aveva sicuramente letto "Sur le rise" di Bertraund. Pirandello contesta la definizione di umorismo in senso ontologico e la posizione di Hegel. Per lo scrittore siciliano, infatti, l'umorismo è una rappresentazione che, mettendo in luce contrasti e contraddizioni, suscita il riso. Nessuna cosa, in sé, suscita il riso: è il modo in cui la si rappresenta che può scatenare la reazione di riso. Interessante!

L'umorismoDi c. Giovanni-11 ottobre 2010

Una bellissima lettura è stata questa del saggio pirandelliano sull'umorismo, il quale rivela che il Pirandello saggista era non meno dotato ed efficace del Pirandello autore di narrativa e di teatro: d'altronde, pare che fosse anche un ottimo professore, e sicuramente la chiarezza e la vivacità espositiva non mancano a quest'opera, nemmeno quando il Nostro si addentra in questioni esegetiche piuttosto complesse. Il concetto a cui giunge con un lungo processo di avvicinamento è quello dell'umorismo come sentimento del contrario che supera il mero effetto comico e satirico mercè la riflessione sulle condizioni della persona oggetto di riso: e ne riconosce esempi supremi in figure come don Abbondio e don Chisciotte, analizzate con vivace finezza. Le basi teoriche della riflessione pirandelliana, in realtà, venivano soprattutto dallo studioso tedesco Lipps: ma Pirandello ne cita e ne discute ampiamente le affermazioni, che per lui rappresentano dunque solo un punto di partenza per un'impostazione che è sostanzialmente originale. Nelle pagine finali del saggio, Pirandello presenta, in pratica, un riassunto della sua poetica, con particolare attenzione al concetto di maschera, che troviamo espresso in tutta la sua produzione letteraria, ma in modo particolarmente consonante a questo passo in molti brani di Uno, nessuno e centomila. Vi figurano per giunta schermaglie polemiche alquanto accese con Benedetto Croce; il lettore è portato a commentare "Però!, quant'era coraggioso Pirandello!", anche se va tenuto conto che il Croce con cui dibatteva il Nostro era il Croce del 1908, non il mostro sacro di venti o trent'anni dopo – e tuttavia era un Croce che aveva già alle spalle, tanto per dire, l’Estetica come scienza dell’espressione e linguistica generale e la Logica come scienza del concetto puro. I due, ad ogni modo, sembravano fatti per non capirsi: credo che, a parte i dettagli che emergono dalla lettura del saggio pirandelliano, alla radice del dissidio stesse la concezione dell'arte e della critica, che in Croce costituiva un elemento del suo complesso sistema idealistico, mentre in Pirandello era semmai la concezione del mondo a derivare da un'intuizione poetica. Croce era un filosofo, Pirandello no: e il metodo critico e argomentativo di entrambi non poteva che risentirne.