Io sono l'ultimo ebreo (Treblinka 1942-43) di Chil Rajchman edito da Bompiani

Io sono l'ultimo ebreo (Treblinka 1942-43)

Editore:

Bompiani

Collana:
Overlook
Traduttore:
Callow A. L.
Data di Pubblicazione:
27 gennaio 2010
EAN:

9788845264122

ISBN:

8845264122

Pagine:
121
Formato:
brossura
Argomenti:
Seconda Guerra Mondiale, MEMORIE
Acquistabile con la

Descrizione Io sono l'ultimo ebreo (Treblinka 1942-43)

"Rajchman è un sopravvissuto di Treblinka. Ha visto tutto, sentito tutto, provato tutto. Ha il coraggio di deporre per la Storia. Il suo racconto è di una densità che dà i brividi. Credo di aver letto molte opere su questo stesso soggetto. E tutte sono dolorose. Alcune sollecitano dei dubbi sull'uomo, altre sul suo creatore. Quella di Rajchman, con la sua semplicità commovente, apre degli orizzonti nuovi nell'immaginario del Male. [...] Il viaggio angosciante verso l'Ignoto. L'arrivo. L'abbandono delle ultime proprietà. La separazione delle famiglie. Le urla. Il sadismo degli 'assassini' e la tortura umiliante delle vittime. Il sistema funziona alla perfezione. Tutto è previsto, programmato. Gli uccisori uccidono e gli ebrei muoiono. Rajchman è restato un anno a Treblinka: dal 1942 al 1943, fino alla rivolta eroica dei disperati, cui aveva partecipato. In questo lasso di tempo, nell'odore pestilenziale permanente, ha conosciuto ciò che nessuno dovrebbe vedere: lavorava lì dove le vittime, uomini, donne e bambini, andavano verso la morte. Era lui l'ultimo essere umano che le donne vedevano prima di soffocare nelle camere a gas.[...] Come ha fatto Rajchamnn a vivere e sopravvivere con i morti adattandosi così velocemente a situazioni così pietrificanti? Nel giro di ventiquattro ore, è colui che taglia i capelli ai condannati. Poi quello che smista i loro vestiti, frugando nelle tasche segrete." (Dalla postfazione di Elie Wiesel)

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5 di 5 su 3 recensioni

Treblinka, inghiottitrice di umanita' .Di c. monica-17 giugno 2011

Uno dei campi di sterminio nazista dei piu' feroci. Vennero sterminate innumerevoli persone, ma nessun colpevole, soltanto chi, come questo sopravvissuto, fu costretto ad avere parte attiva alle uccisioni sistematiche di coloro che ne vennero deportati. Di questo Lager non rimase nulla a fine guerra, fu smantellato dai carnefici per nascondere le prove dei loro crimini contro l'umanita'. Eppure oggi e' un monumento alla memoria di quello che e' veramente stato, eretto per tener vivo il ricordo di tutti coloro che caddero sotto la brutalita' nazista, un monumento nato grazie a queste rarissime ed agghiaccianti testimonianze.

GuerraDi a. stefano-20 aprile 2011

La guerra oramai sembra soltanto un vecchio ricordo, gli orrori e le torture avvenute impensabile ma purtroppo è tutto vero. La memoria della crudeltà dell'uomo verso i suoi simili sta svanendo con chi le ha provate sulla propria pelle e così l'autore ha voluto raccontare la sua storia per non dimenticare. Non bisogna dimenticare quello che hanno passato i nostri genitori. Piccole testimonianze che raccontano una realtà vera ma dura da accettare, sono quasi rimasto sconvolto da alcune dichiarazioni. Ma svegliamoci è tutto vero!

L'orrore non ha fine !Di t. raniero-19 luglio 2010

Rajchman Chil scrisse le sue memorie su un taccuino, quando la guerra ancora non era terminata, il che conferisce a questo testo un'aura particolare. Egli fa parte dei 57 ebrei sopravvissuti alla fuga dal Lager di Treblinka, dopo la rivolta eroica dei disperati cui aveva partecipato, Lager in cui era rimasto prigioniero per circa un anno, dal 1942 al 1943, e dove aveva sperimentato la sua personalissima discesa agli inferi: scelto per lavorare dove uomini, donne e bambini andavano alla morte nelle camere a gas: ha trasportato cadaveri nelle fosse, ha tagliato i capelli delle donne prima che fossero gasate, ha cavato dalla bocca dei morti i denti d'oro...Dio mio! Come è possibile vivere in tale "carnaio", come è possibile convivere con i ricordi dell'Inferno? Treblinka come Sobibor, Belzec, Chelmno e Auschwitz evocano buio e orrori profondi, impossibili da abbracciare con l'immaginazione. L'orrore è tale che, procedendo nella lettura, sentiamo, come prima impressione, un'assoluta estraneità ed incredulità con i fatti dei quali si fa menzione; poi, nonostante tutto, arriviamo sino alla fine...dell'abiezione, e, chiudendo il libro, proviamo un senso di liberazione. Perchè leggere queste testimonianze? Nella Postfazione Elie Wiesel afferma che se Rajchman Chil ha avuto la forza di parlare, noi dobbiamo avere la forza di acoltarlo e sostenerlo in questa sua angosiosa testimonianza per la Storia, affinché il grido di milioni di vittime, che non hanno più voce, erutti dalle pagine degli orrori, affinchè non solo si sappia, ma ci si continui a porre domande sul Male, a interrogarsi su "ciò che è stato".