Io credo nei vampiri

Questo libro mi ha fatto sudare sette camicie. Saggio di un precursore dell'horror in Italia, all'epoca in cui è uscito (1961) sicuramente rivoluzionario e "di rottura", oggi, con tutto il sangue che è passato sotto i ponti, più che altro un'opera per estimatori, e nulla più. Questo libro è infatti una raccolta di leggende, tradizioni, citazioni cinematografiche e letterarie, a cui si aggiungono le opinioni personali dell'autore, a volte assai discutibili, sul tema e sulla figura dei vampiri, un tentativo di sdoganarlo dalla pure dimensione fantastica per farlo scendere in mezzo ai comuni mortali, dalle sue origini ai giorni contemporanei. La pecca maggiore è che l'esposizione è frammentaria e discontinua, organizzata quasi come una chiacchierata tra amici esperti. Inoltre il voler continuamente ricondurre tutto alla figura del vampiro sa tanto di ricerchina delle medie, esattamente come è debole una certa critica sociale che vuole traslare il vampiro a somma metafora della violenza umana. Vale arrivare in fondo, a parte che per curiosità o per "collezionismo", anche per leggere la post-fazione di Loredana Lipperini: un'analisi breve, lucida e spietata di quello che è il panorama horror italiano. Per buona pace delle fans di Stephanie Meyer.