L' inquisizione romana e l'editoria a Venezia (1540-1605) di Paul F. Grendler edito da Il Veltro

L' inquisizione romana e l'editoria a Venezia (1540-1605)

Editore:

Il Veltro

Traduttore:
Barzati A.
Data di Pubblicazione:
1983
EAN:

9788885015210

ISBN:

8885015212

Pagine:
496
Acquistabile con la

Descrizione L' inquisizione romana e l'editoria a Venezia (1540-1605)

Quale fu l'efficacia reale dell'Indice dei libri proibiti, quale la forza d'imposizione dell'Inquisizione romana? In che misura e quando i decreti di quest'ultima furono applicati? E perché il Sant'Uffizio ebbe successo in alcuni casi ed in altri no? E, soprattutto, quale fu l'impatto dell'Indice e dell'Inquisizione dell'industria del libro? L'opera di Paul F. Grendl intende dare una risposta a tali interrogativi per una città italiana, Venezia, uno dei maggiori centri dell'editoria europea nell'età moderna, dai cui torchi uscì più della metà dei libri stampati in Italia nel corso del Cinquecento.

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RECENSIONEDi T. FRANCO-10 agosto 2008

Quale fu l'efficacia reale dell'Indice dei libri proibiti, quale la forza d'imposizione dell'Inquisizione romana? In che misura e quando i decreti di quest'ultima furono applicati? E perché il Sant'Uffizio ebbe successo in alcuni casi ed in altri no? E, soprattutto, quale fu l'impatto dell'Indice e dell'Inquisizione sull'industria del libro? L'opera di Paul F. Grendler, dal 1964 professore di Storia moderna all'Università di Toronto ed autore di numerosi saggi sul Rinascimento italiano, edito negli Stati Uniti d'America dalla Princeton University Press, Princeton, N.J., intende dare una risposta a tali interrogativi per una città italiana, Venezia, uno dei maggiori centri dell'editoria europea nell'età moderna, dai cui torchi uscì più della metà dei libri stampati in Italia nel corso del Cinquecento. Attraverso la serie dei registri del Sant'Uffizio, praticamente completa ed ora a disposizione degli studiosi, è possibile seguire gli inquisitori alla ricerca, nelle botteghe dei librai, dei libri proibiti e di chi li vendeva. Lo spoglio parallelo dei fondi archivistici della magistratura veneziana e dei documenti pontifici permette di ricostruire le controversie sorte tra la Repubblica e Roma, mentre la classe dirigente veneziana discuteva se accettare le indicazioni del Sant'Uffizio, o dare appoggio a stampatori e librai disubbidienti. I primi due capitoli presentano i protagonisti, i librai, con la loro attività e gli inquisitori che dovettero muoversi nella complessa trama dei rapporti tra Venezia, la Chiesa e il Pontificato, mentre con il terzo capitolo ha inizio il resoconto dettagliato degli interventi della censura sulla stampa. La Repubblica riorganizzò il tribunale dell'Inquisizione ed acconsentì alla compilazione di un Indice verso il 1550. Ma la classe dirigente veneziana non era del tutto convinta della gravità della minaccia degli eretici e dei loro scritti e rifiutò di mettere la forza dello Stato al servizio dell'Inquisizione. Tra il 1549 ed il 1559 i librai resistettero ai tentativi pontifici di imporre un Indice ed alla fine il patriziato venne loro incontro. Gli Indici del 1549, del 1554-55 e del 1559 furono rifiutati. Pertanto il Sant'Uffizio, a Venezia, era in grado di perseguire limitatamente gli scritti ereticali ed addirittura un gruppo di librai compiacenti aiuterà le conventicole protestanti a procurarsi titoli proibiti, contribuendo a differire gli effetti della Controriforma. Tuttavia un tribunale di Stato, durante un'ondata di antisemitismo ordinò la distruzione di una quantità di libri ebraici nel 1553 e nel 1568. Negli anni sessanta mutò l'indirizzo della politica governativa e venne istituito a Venezia un sistema di censura preventiva. Il governo irrigidì la sorveglianza e ventidue librai in possesso di titoli proibiti vennero scoperti. Ma anche in questo periodo di pieno accordo sull'Indice, la Repubblica e la Sede Apostolica si trovarono in contrasto sul'uso del Pontefice di accordare diritti esclusivi di stampa per i breviari e i messali. Tali privilegi furono motivo di una sconfitta del papa e di un ridimensionamento del sostegno del governo veneziano al controllo ecclesiastico della stampa, affermando i diritti del principe laico e preoccupandosi della vitalità economica dell'industria del libro. Tra il 1570 ed il 1590 l'Inquisizione fece valere rigidamente l'Indice: i librai risposero organizzando una rete clandestina per fare entrare dal Nord Europa in città i libri posti al bando. Nell'ultimo decennio del Cinquecento la collaborazione tra Stato e Chiesa venne meno. Il governo incoraggiò l'acquisto da parte di laici di proprietà ecclesiastiche ad affermare la giurisdizione secolare in ambiti sui quali la Chiesa avanzava delle pretese ed a ridurre la facoltà del Sant'Uffizio. Lo scontro del 1556 sull'Indice clementino si risolse in una restrizione notevole delle prerogative ecclesiastiche in materia di stampa. Nel 1606-1607, nel pieno della contesa col papa, il contrabbando dei libri proibiti si svolse alla luce del sole, dato che il Sant'Uffizio era impotente. Neppure dopo la riconciliazione tra Venezia e la Sede Apostolica Indice ed Inquisizione riguadagnarono il terreno perduto e nella prima metà del Seicento i librai li ignorarono e se ne fecero beffe apertamente: la Controriforma in senso stretto era finita a Venezia. Franco Tagliarini