L' imbarazzo della scelta di Luigi F. Dagnese edito da L'Autore Libri Firenze

L' imbarazzo della scelta

Data di Pubblicazione:
2010
EAN:

9788851720650

ISBN:

8851720657

Pagine:
200
Formato:
brossura
Acquistabile con la

Trama L' imbarazzo della scelta

2004: Gian Bermond, giornalista, appartenente ad una nota famiglia torinese, fidanzato con Ada e già divorziato da Carlotta, viene distaccato a Il Cairo come inviato speciale. Qui conosce Nagla, giovane donna araba con la quale, nonostante il rigore della legge islamica, inizia una relazione. La ragazza aspetta un figlio da lui... A complicare le cose un panorama politico internazionale instabile sull'orlo del precipizio: connazionali rapiti, cospirazioni, una strage che si sarebbe potuta evitare... Gian Bermond, giornalista, alla fine solo questo conta.

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5 di 5 su 3 recensioni

L'enigma della scelta giustaDi g. milena-11 luglio 2010

A partire dall’epigrafe, che cita Patricia Highsmith, e poi avanti per un centinaio di pagine, L’imbarazzo della scelta mi si è presentato come un thriller amorale, una lettura “estiva”, diciamo. Ma poi mi ha sorpresa, mutandosi gradualmente in un thriller di tipo politico che ricorda Graham Greene. La vicenda si svolge al Cairo. Un giornalista trentacinquenne italiano, Bermond, mette in cinta una ragazza araba, Nagla. Da principio questa situazione sembra prestarsi ad un trattamento convenzionale di tipo intimista, incentrato sull’alternativa, davvero un “imbarazzo della scelta,” tra il matrimonio, l’aborto, e naturalmente il classico eclissamento spedito da parte del maschio italico. Senonché Bermond fa il giornalista nel mondo del terrorismo globale e delle stragi di massa. La sua professione lo porta a soccombere ad una specie di relativismo nei confronti dell’esistenza di Nagla, tanto che il decesso improvviso della giovane scalfisce a fatica il guscio delle sue emozioni. E qui viene la svolta cruciale che ha trasformato per me il romanzo di Luigi Ferdinando Dagnese; l’autore scopre le proprie carte solo al momento della morte di Nagla. Bermond ne trafuga il cadavere. Mi sono chiesta il perché di questa azione nefanda. In primo luogo, Bermond vuole proteggere la reputazione della giovane, in quanto le circostanze stesse della morte ne rivelerebbero la perdita dell’illibatezza—un crimine imperdonabile nel suo mondo d’origine, specie quando l’amante maschio non è mussulmano. In secondo luogo Bermond deve proteggere se stesso dalle inevitabili ritorsioni dei familiari di Nagla. Allora mi sono chiesta quale dei due motivi prevalesse sull’altro. E il libro mi ha pian piano rivelato che nel trafugare il cadavere, privandolo di una sepoltura convenzionale, Bermond non viene sopraffatto da circostanze incontrollabili; la sua è una fuga in avanti, verso un mondo futuro svuotato di individualità autentiche, dove contano solamente i grandi numeri e le fortune o le stragi collettive. È infatti nei termini della strage di Taba nel Sinai (2004), a spese soprattutto di turisti israeliani, che Bermond verifica la inadeguatezza di una professione, il giornalismo politico, sempre meno votata all’obiettività disinteressata. Dapprima vive questa verifica in maniera passiva, rassegnato alla propria mediocrità. Più tardi, invece, prende il sopravvento l’anelito di rendere giustizia postuma alla giovane amante, vittima, ai suoi occhi, di un mondo gretto ed ottuso; e si presta ad un’azione politica che potrebbe apparire repellente o criminale. Si tratta, è evidente, della “scelta” cui allude il titolo del libro, un scelta davvero imbarazzante, una scelta di parte, di fazione, destinata a suscitare mille controversie tra i lettori di questa storia inquietante.

Una scelta imbarazzanteDi g. milena-11 luglio 2010

A partire dall’epigrafe, che cita Patricia Highsmith, e poi avanti per un centinaio di pagine, L’imbarazzo della scelta mi si è presentato come un thriller amorale, una lettura “estiva”, diciamo. Ma poi mi ha sorpresa, mutandosi gradualmente in un thriller di tipo politico che ricorda Graham Greene. La vicenda si svolge al Cairo. Un giornalista trentacinquenne italiano, Bermond, mette in cinta una ragazza araba, Nagla. Da principio questa situazione sembra prestarsi ad un trattamento convenzionale di tipo intimista, incentrato sull’alternativa, davvero un “imbarazzo della scelta,” tra il matrimonio, l’aborto, e naturalmente il classico eclissamento spedito da parte del maschio italico. Senonché Bermond fa il giornalista nel mondo del terrorismo globale e delle stragi di massa. La sua professione lo porta a soccombere ad una specie di relativismo nei confronti dell’esistenza di Nagla, tanto che il decesso improvviso della giovane scalfisce a fatica il guscio delle sue emozioni. E qui viene la svolta cruciale che ha trasformato per me il romanzo di Luigi Ferdinando Dagnese; l’autore scopre le proprie carte solo al momento della morte di Nagla. Bermond ne trafuga il cadavere. Mi sono chiesta il perché di questa azione nefanda. In primo luogo, Bermond vuole proteggere la reputazione della giovane, in quanto le circostanze stesse della morte ne rivelerebbero la perdita dell’illibatezza—un crimine imperdonabile nel suo mondo d’origine, specie quando l’amante maschio non è mussulmano. In secondo luogo Bermond deve proteggere se stesso dalle inevitabili ritorsioni dei familiari di Nagla. Allora mi sono chiesta quale dei due motivi prevalesse sull’altro. E il libro mi ha pian piano rivelato che nel trafugare il cadavere, privandolo di una sepoltura convenzionale, Bermond non viene sopraffatto da circostanze incontrollabili; la sua è una fuga in avanti, verso un mondo futuro svuotato di individualità autentiche, dove contano solamente i grandi numeri e le fortune o le stragi collettive. È infatti nei termini della strage di Taba nel Sinai (2004), a spese soprattutto di turisti israeliani, che Bermond verifica la inadeguatezza di una professione, il giornalismo politico, sempre meno votata all’obiettività disinteressata. Dapprima vive questa verifica in maniera passiva, rassegnato alla propria mediocrità. Più tardi, invece, prende il sopravvento l’anelito di rendere giustizia postuma alla giovane amante, vittima, ai suoi occhi, di un mondo gretto ed ottuso; e si presta ad un’azione politica che potrebbe apparire repellente o criminale. Si tratta, è evidente, della “scelta” cui allude il titolo del libro, un scelta davvero imbarazzante, una scelta di parte, di fazione, destinata a suscitare mille controversie tra i lettori di questa storia inquietante.

Tre donne e tre religioniDi v. armando-10 luglio 2010

Le tre amanti di Gian, il protagonista del romanzo, rispecchiano il conflitto tra le tre religioni che si scontrano sul teatro della vicenda, che spazia dal Cairo al resto del Medio Oriente. E per Gian questa duplicità appaia alla necessità di scegliere la donna giusta quella di difendere la fazione giusta. L’imbarazzo della scelta è la storia di un uomo indeciso e giornalista mediocre che, alle prese con un mondo arroventato dal rosso del sole e dal nero dell’odio, scova in sé le risorse morali per non esserne sopraffatto. Si tratta di un personaggio a metà tra i cospiratori del crimine di Patricia Highsmith e i disillusi dell’esistenza di Michelangelo Antonioni. Quando, nell’ultimo capitolo, Gian ritorna alla sua città natale di Torino, una città dalle colline bianche di neve, è per reclamare l’identità che in Italia non avrebbe mai saputo esprimere.