La grande madre. Fenomenologia delle configurazioni femminili dell'inconscio di Erich Neumann edito da Astrolabio Ubaldini
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La grande madre. Fenomenologia delle configurazioni femminili dell'inconscio

Data di Pubblicazione:
26 novembre 1981
EAN:

9788834007068

ISBN:

8834007069

Pagine:
388
Formato:
rilegato
Argomento:
Psicologia dell'educazione
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5 di 5 su 1 recensione

Una poetica affascinanteDi P. Diego-7 febbraio 2017

Erich Neumann, (nato a Berlino nel 1905, laureatosi in filosofia nel 1927, dottore in medicina nel 1933, esiliato e morto a Tel Aviv nel 1960) fu uno tra gli allievi più prolifici di C.G. Jung, forse l'unico capace di edificare un perspicuo materiale ed arricchirlo attraverso una revisione sistematica dei fondamentali concetti junghiani. Non solo ma Neumann implementerà una serie di categorie fenomenologiche che andranno ad individuare nel suo saggio del 1959 La Grande Madre: una fenomenologia delle configurazioni femminili dell'inconscio provvedendo ad una base poetica dell'inconscio attraverso l'ampio uso della metafora archetipica e del concorso di idee archetipiche immaginali, altro baluardo della psicologia del profondo di C.G. Jung ove Neumann estenderà il suo impianto originale. Per certi versi Neumann amplifica la verticalità dello scienziato svizzero, il suo interesse scientifico ed umanistico per l'alchimia filosofica e lo gnosticismo e la richiama alle profonde chiavi di lettura ed alle origini del mito, quello egizio-assiro mesopotamico e greco-ellenistico di fatto operando una "disiecta membra" dell'opus junghiano e di quei vantaggi e svantaggi del lavoro pionieristico come Jung sostiene nella prefazione a Storia delle Origini della Coscienza, altro saggio di Erich Neumann del 1949, in cui le lusinghe premesse del celebre psicologo di Zurigo divengono le speranze di veder auto-realizzarsi una considerevole sistematizzazione del suo lavoro. L'arricchimento di Neumann alla produzione junghiana per darle una coesione sistematica si baserebbe eo ipso sul tentativo mitopoietico tutto neumanniano di aprire gli orizzonti del mito ad un estetica, una sensibilità e sovramplificazione poetica delle dimensioni archetipiche dell'inconscio e di un materiale mitologico preformatosi di dominanti cultuali, religiose e sociali o addirittura etno-antropologiche che nessun altro junghiano è riuscito ad eguagliare o replicare se non nel discreto tentativo di riproporre le usuali linee guida generali ed i concetti fondamentali sulla teoria del fondatore e padre pioniere della psicologia analitica.